Real estate

A Milano i primi segnali di ripresa

Milano sale al 12° posto per fiducia degli investitori immobiliari. Nel primo trimestre del 2015 gli studi investono nel real estate meneghino con quattro lateral di soci e una promozione a partner

08-04-2015

A Milano i primi segnali di ripresa


Di Maria Buonsanto 

Il 2015 sembra destinato a diventare l’anno del rilancio del real estate. E – come evidenziato nei mesi scorsi da TopLegal (TopLegal di gennaio 2015, L’anno che verrà) – si tratterebbe soprattutto di un m&a che vede le società italiane come target. A indicare fiducia nel settore sono gli stessi studi legali, che in una recente indagine compiuta dal Centro Studi TopLegal sui settori in crescita, nell’ambito della più ampia ricerca sui fatturati dell’anno fiscale 2014, hanno indicato a maggioranza proprio il corporate e il real estate tra le aree con maggiori prospettive di business.

Tra gli studi ad aver preso parte all’indagine sui fatturati e ad aver indicato il real esatte come settore in crescita c’è Carnelutti, che lo scorso anno è stato advisor della vendita del portafoglio francese di Risanamento. L’insegna – con un team guidato da Luca Arnaboldi – ha affiancato Chelsfield e The Olayan Group nell’acquisto per un corrispettivo di 1,22 miliardi di euro di nove immobili ubicati nel celebre “Triangolo d'oro” di Parigi. Carnelutti – tra i primi a dichiarare il fatturato per l’anno fiscale 2014 (passato da 19 milioni a 21) – nel corso degli ultimi mesi ha investito sul real estate anche attraverso la crescita laterale. Reclutando – notizia non comunicata ufficialmente al mercato – da Freshfields la junior partner Veronica Vitiello, specializzata nell’assistenza a fondi d’investimento immobiliari.

Un’analisi più approfondita del mercato dei lateral suggerisce la volontà di puntare sul settore da parte di molte altre insegne. Infatti, oltre alla mossa messa a segno da Carnelutti, il 2014 si è chiuso con una serie di passaggi laterali di professionisti specializzati nell’immobiliare: Alessandro Monza (che ha lasciato l’insegna da lui stesso fondata per Norton Rose Fulbright), Matteo Almini (da Linklaters a senior counsel di Bird & Bird) e Alessandro Stoppa (da Paul Hastings a Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners). E la tendenza si è tutt'altro che arrestata nel primo trimestre del 2015, periodo in cui il mercato ha già registrato quattro lateral di soci nel settore. Con una peculiarità: tutti i lateral, tanto del 2014 quanto del 2015, si sono concentrati sulla piazza milanese. Manfredi Leanza, specializzato in real estate finance, ex Chiomenti, è passato come socio in Orsingher Ortu. Daniele Zanni ha lasciato Osborne Clarke per diventare socio di Ls Lexjus Sinacta, rafforzando l'area di finanza immobiliare della sede milanese. Alessandro Matteini, specializzato in operazioni straordinarie, diritto e finanza immobiliare, è entrato in Baker & McKenzie come local partner, lasciando il ruolo di of counsel che ricopriva in Paul Hastings. E anche il tipicamente romano Nunziante Magrone ha deciso di investire sul real estate milanese, aggregando nella sede meneghina il socio Ruben Pescara, proveniente da Jenny Avvocati

Il trend si può leggere, infine, dalla crescita interna, che ha visto nel primo trimestre dell'anno lo studio di origini romane Di Tanno e Associati promuovere a socio Paolo Serva, professionista di base a Milano specializzato nella fiscalità d’impresa e particolarmente attivo nel real estate (Siiq e fondi immobiliari).

Questi studi stanno agendo al volano della ritrovata fiducia degli investitori immobiliari nella piazza meneghina. Come emerge dall’annuale rapporto “Emerging trends in real estate: Europe” condotto da Pricewaterhousecoopers, nonostante un'economia ancora debole in Italia e un clima politico incerto, gli investitori stanno mostrando un nuovo apprezzamento per Milano. «È una parte ricca d'Europa che sta tornando a crescere. Siamo interessati a immobili per uffici e complessi commerciali», dice un intervistato. Rispetto alla classifica 2014 di PwC, il capoluogo meneghino ha scalato nove posti, posizionandosi al numero 12 (su 28 città europee) per prospettive d’investimento (a sole due posizioni da Londra). «Si tratta di un mercato stabile con poca volatilità e ancora non troppo costoso», commenta un intervistato con una forte presenza in città. «Milano è una priorità», dice un altro investitore pan-europeo. Tra coloro che condividono quest’entusiasmo, per esempio, l’acquirente seriale Qatar Investment Authority che, già possessore di una quota del 40 per cento di Porta Nuova, lo scorso marzo – assistito da Shearman & Sterling e per la parte tax da Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi – ha comprato le rimanenti quote da Hines, Unipol e Coima, affiancati da Gianni Origoni e da Maisto per il tax. 

Secondo le previsioni degli analisti, infine, stanno diventando popolari anche gli investimenti in logistica. «Nei prossimi 12 mesi, la logistica a Dublino è la scelta migliore, seguita da quella a Milano», dice un intervistato. Da non dimenticare, da ultimo, le possibilità offerte dall’Expo 2015.

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