Trevisan & Cuonzo

AAA innovazione offresi

La boutique Ip si è aperta alle start-up e al labour a cui ha affiancato una revisione dei processi interni che consentirebbe maggiore valore per i clienti a prezzi più bassi

17-05-2015

AAA innovazione offresi

Nonostante il periodo di crisi non stimoli la richiesta di consulenza, il settore legato alla proprietà intellettuale e alla sua tu­tela costituisce un ambito nel quale continua a percepirsi un certo dinamismo. Se un tempo solo le grandi imprese si preoccupavano di tute­lare i loro diritti di privativa relativi alla proprie­tà intellettuale, oggi la domanda proviene anche dalle piccole e medie imprese e dalle start-up le­gali. In particolare nell’ultimo biennio, secondo i risultati emersi nell’ultima ricerca condotta dal Centro Studi TopLegal (numero di luglio- agosto 2014), si è registrata una notevole biforcazione dei mandati. Da un lato quelli più importanti, appannaggio di grandi multinazionali, soprat­tutto nel settore farmaceutico e dell’elettroni­ca, con particolare attenzione al contenzioso. Dall’altro lato, un aumento di mandati prove­nienti da clienti piccoli e medio piccoli, soprat­tutto riferiti alla consulenza stragiudiziale (con­trattualistica e gestione di portafogli Ip). Nel settore della contrattualistica, in particolare, si è registrato un incremento legato alla stesura e negoziazione di non- disclosure agreement ( ndr), testi tradizionalmente prodromici all’attività di ricerca e sviluppo di nuovi progetti e prodotti.

A questo trend, va aggiunto un altro segnale proveniente dal mercato: la riduzione del con­tenzioso seriale e di medio piccole dimensioni. La crisi economica degli ultimi anni ha colpito anche il settore Ip. Così le imprese, in un’ot­tica di risparmio, preferiscono optare laddove possibile per una soluzione stragiudiziale delle controversie piuttosto che sostenere le spese processuali di un contenzioso. Più di ogni al­tra cosa, tuttavia, è l’istituenda Corte unificata dei brevetti che impone di ripensare completa­mente sia l’enforcement sia la difesa dei brevet­ti. L’Italia non ha al momento aderito a questo nuovo sistema europeo, ma senz’altro i suoi ef­fetti si sentiranno anche all’interno dei confini nazionali. Ciò in ragione soprattutto del regi­me trilinguistico adottato – in base al quale i nuovi brevetti unitari saranno redatti solo in inglese, tedesco o francese – che penalizzerà tutti quei consulenti italiani che non hanno di­mestichezza con le altre lingue.

L’effetto di questa duplice spinta da parte della domanda – il nuovo target di clientela (piccole imprese e start up) e la diminuzione del conten­zioso – impone agli studi legali specializzati in Ip di diversificare la loro offerta, creando dei servizi idonei a penetrare nuovi mercati.

Reagendo a questa istanza di rinnovamento, la boutique specializzata in proprietà intellet­tuale Trevisan & Cuonzo nel corso degli ultimi mesi ha compiuto alcuni passi per intercettare i segnali provenienti dal mercato. L’anno scorso ha inaugurato un gruppo di lavoro denominato « 4Innovation » con servizi e prezzi dedicati al target delle start-up. E, più recentemente, ha di­versificato il servizio, affiancando al contenzioso, che rimane la specialità in cui lo studio ottiene i maggiori consensi dal mercato, una specializza­zione come il lavoro, al fine di conquistare una maggiore presa nella consulenza ordinaria. È così che, lo scorso gennaio, con l’ingresso del giusla­vorista ed ex partner di Lablaw Edgardo Ratti, ha dato corpo a un dipartimento di diritto del lavo­ro. A questa ricerca di nuovi clienti e nuovi filoni di business, l’insegna ha affiancato una revisione dei processi interni con l’intenzione di migliorare la qualità e ridurre alcuni costi ai clienti. 

Start- up, dove inizia il rinnovamento 
Con l’avvio del progetto 4Innovation a sostegno della crescita delle aziende italiane ad alto valore innovativo nel 2014, Trevisan & Cuonzo ha fe­steggiato i vent’anni di attività. Lo studio forni­sce « una consulenza iniziale a costo zero » – sot­tolinea Gabriel Cuonzo – a partire dalla ricerca di potenziali investitori al fine di trasformare le intuizioni imprenditoriali in prodotti concreti. Quello delle start-up, è bene precisare, non può certo essere un nuovo business visto i tanti impe­dimenti a partire dall’ormai endemica carenza di venture capital, i fondi messi a disposizione del­le aziende da parte del sistema bancario e degli investitori istituzionali. A ciò si aggiunge la ge­nerale diffidenza che sia gli operatori del settore che gli investitori istituzionali hanno verso un mondo dove le operazioni sono viste come ecces­sivamente a rischio. Ben poche start-up, infatti, sopravvivono sul mercato.

Posto che lo studio non conta di poter guada­gnare da quest’attività (« all’inizio si crea un vuo­to di fatturato e i margini prodotti successiva­mente sono irrilevanti per una struttura come la nostra ») è interessante il motivo “ ideologico” for­nito da Counzo. Si tratta piuttosto di un «ottimo esercizio» per gli avvocati perché dialogare con le microimprese tecnologiche «obbliga a guardare alla contemporaneità. Cosa che spesso gli studi non fanno. Sono clienti che ti fanno sentire vec­chio e ti spingono verso l’innovazione». Come lo stesso studio evidenzia, non sono però le start-up i clienti target, che rimangono le grandi aziende e le multinazionali straniere. Oltre alle grandi aziende e alle start-up, Trevisan & Cuonzo punta anche al mercato delle pmi, un bacino le cui op­portunità sono ancora da sviluppare. 

Differenziare per innovare 
Al traino della spinta verso l’innovazione, nei mesi scorsi lo studio ha inoltre aperto un dipartimento di lavoro. La proprietà intellettuale è per definizio­ne una practice di nicchia, in cui una buona fetta di mercato è in mano a boutique iperspecializzate. Tendenza giustificata dal fatto che, a differenza di dipartimenti come il corporate, il contenzioso o il restructuring, l’Ip non ha bisogno di grandi strut­ture. Tuttavia, il contesto di mercato sta cambian­do. Mentre prima l’attività era focalizzata soprat­tutto sul contenzioso, la scommessa del settore nei prossimi anni sarà, invece, il superamento del giudiziale. Un minore accesso alla giustizia, per­ché costoso, è già in corso e la Corte centrale dei brevetti acuirà la tendenza.

L’attività stragiudiziale è, invece, in forte cresci­ta. Nell’ottica di un’espansione e di una promozio­ne delle innovazioni e della tecnologia nazionale verso i mercati esteri, le imprese italiane hanno sviluppato rapporti commerciali internazionali. Da qui il proliferare di mandati riguardanti la ne­goziazione della contrattualistica commerciale, la gestione dei portafogli Ip e delle licenze.Mantenendo come core business l’Ip, Trevisan & Cuonzo ha deciso di differenziare l’offerta, leg­gendo nel lavoro una contiguità rispetto al suo core business. « A volte ci sono accordi di lavoro estremamente complessi legati a brevetti e design e i nostri clienti avanzavano già da tempo richie­ste di assistenza », spiega Cuonzo.

D’altronde, questa possibile sinergia tra lavoro e Ip era già emersa nei mesi scorsi. A settembre 2014, infatti, la boutique lavoristi­ca Lexellent aveva aperto la sua sede all’of counsel Renato d’Andrea, esperto di Ip prove­niente dallo studio Bda. 

Si tratta di mosse tarate sulle esigenze delle aziende, che non celano alcuna ambizione da parte di queste boutique a strutturarsi come insegne multipractice. Piuttosto, sono tentativi di rispondere alla richiesta di un approccio tra­sversale avanzata dai clienti, i cui problemi diffi­cilmente sono confinabili all’interno di un’unica practice, e di « accelerare i tempi di evoluzione del modello e riorganizzare lo studio in modo tale da soddisfare quel bisogno », osserva Cuon­zo. Lontana dall’obiettivo di crescita con scar­sa progettualità che ha caratterizzato il settore legale per un ventennio, questa operazione è piuttosto orientata a valorizzare la propria spe­cializzazione attraverso investimenti funzionali a creare sinergie utili per i clienti. 

Realismo e revisione interna 
Le strutture professionali devono orientarsi in base alla domanda che guida l’offerta: leg­ge economica tanto semplice quanto a lungo dimenticata dagli studi legali. « Oggi rimanere ancorati a una visione tradizionale è un atteg­giamento suicida », conferma Cuonzo, per cui « un buon efficientamento interno e una spen­ding review sono essenziali per uno studio moderno ». È così che, oltre alla ricerca di nuo­vi clienti e nuovi filoni di business, l’insegna ha iniziato un percorso di revisione interna per aumentare la qualità e ridurre i costi.

Lo studio ha cercato di migliorare l’inter­faccia amministrativa e linguistica offerta ai clienti investendo in tecnologia e adeguando­si alle modalità di processare ogni relazione consulenziale tipica delle aziende, dall’obbligo dell’e- billing a pareri non più lunghi di una pa­gina. A questo, si è aggiunto un adeguamento rispetto al processo di revisione dei costi impo­sto da tutti i clienti. Contrario alla lotta basata sui prezzi (« in un mercato parcellizzato come l’Ip si possono trovare offerte economiche che variano dai 5 ai 500 euro ») , lo studio ha aperto alle fee con cap. « Stare nel cap si può. Basta sa­per gestire i costi », spiega Cuonzo. Ad esempio, tramite una comunicazione più essenziale con risposte veloci e pareri corti e operativi e il cui taglio richiede un’ora di lavoro e non un giorno.

Questa strategia ha significato aumentare la seniority interna perché per rispondere ve­locemente ed efficacemente agli imput serve competenza. Con 10 soci e 30 professionisti, la squadra ha attualmente una leva di due profes­sionisti per ogni socio. Leva piuttosto bassa si traduce in minori margini; ma una tale strut­tura interna del lavoro sarebbe obbligatoria perché, secondo Cuonzo, non si può più come accadeva prima massimizzare i profitti grazie ai giovani. In compenso, tuttavia, sarebbe au­mentato il valore per il cliente grazie al miglio­ramento della qualità del servizio inteso come sommatoria di più elementi: « buona interfaccia amministrativa, assunzione del rischio, reperi­bilità h24, qualità e trasparenza della parcel­lazione, tempi stretti di risposta, qualità intel­lettuale e prezzi giusti ». Raggiungendo questa qualità complessiva del servizio, a detta di Cuonzo, il valore dato al cliente può essere tra­dotto anche in termini di parcellazione, anche se il nuovo equilibrio qualità- costo non potrà mai più essere quello di un tempo. « All’ombra della globalizzazione c’è tantissimo lavoro da fare per emancipare il mercato e farlo innova­re. » E questa sfida dovrebbe essere letta positi­vamente dagli studi perché, conclude Cuonzo, « impone realismo e qualità ».


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