AFFARE ITALIA: UN RISIKO PER POCHI

27-02-2014

È ufficiale. Il fondo americano Blackstone, assistito da Simpson Thacher e Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners, oggi ha acquisito una minoranza di Versace. Se, come sembra, il corporate finance italiano in futuro sarà legato a doppio filo agli investitori esteri, a giocarsi la partita sarà uno sparuto gruppo di player. Per rendersene conto è sufficiente scorrere la rassegna degli advisor che hanno intercettato questa tipologia di mandati negli ultimi mesi. 

Fatta eccezione proprio per Blackstone, che oltre all’onnipresente Simpson Thacher di New York,  si è affidato a Gianni e in precedenza, per l’ingresso in Franciacorta Retail, a Legance; i più intransigenti nella scelta dei consulenti legali sono gli investitori americani, che quasi mai danno mandato ad advisor non battenti bandiera statunitense. A iniziare da Kkr, che ha destinato all’Europa 6 miliardi e che dall’inizio del 2014 è stato protagonista di due operazioni anche nel Belpaese, affiancato in entrambi i casi da Paul Hastings. 

Il discorso non cambia di molto guardando agli investitori mediorientali ed europei. Sul fronte mediorientale, eccezion fatta per il fondo qatarino Mayhoola, attivo nel settore lusso, che ha dato più di un mandato a Chiomenti, gli altri sembrano prediligere gli studi internazionali: Qatar holding nell’ultimo anno ha scelto Cleary Gottlieb e Shearman & Sterling; mentre l’emitarina Etihad, affiancata da Dla Piper, si appresta ad acquisire una quota in Alitalia. Sul fronte europeo, in gennaio Latham & Watkins ha assistito Dpe (Deutsche Private Equity GmbH) nell’acquisizione di una partecipazione di maggioranza del gruppo ZellBios da Ergon Capital Partners (seguito da Freshfields). E negli stessi giorni Paul Hastings affiancava il fondo inglese Fortelus Capital nella cessione del brand di calzature e accessori di lusso Bruno Magli. 

Ma gli studi internazionali stanno recuperando posizioni significative anche sul terreno italiano, tradizionalmente appannaggio degli studi nostrani. Di oggi la notizia dell’assistenza di Hogan Lovells a 21 Investimenti per la crescita di Forno d’Asolo. E anche il maggior investitore tricolore, Cassa depositi e prestiti (con i suoi fondi Fsi e F2i),  che ha in Chiomenti e Gianni due interlocutori privilegiati, inizia ad affidare mandati agli internazionali: Clifford Chance ha seguito Fsi sia nell’accordo con il fondo emiratino Kia sia nella joint venture con Qatar Holding.

Certo il passato non determinerà il futuro, ma può fornire delle indicazioni di massima. E facendo una rassegna sulle principali operazioni e operatori che  investono nel Belpaese – il cui approfondimento sarà presente nel numero di TopLegal di marzo –, le law firm internazionali sembrano destinate ad acquisire il controllo quasi esclusivo sugli investimenti stranieri in Italia, vale a dire quelli che portano maggiore marginalità agli studi. Ostacolate in questa supremazia solo dai dipartimenti finance e corporate dei big tricolore.

Il mercato, quindi, sembra destinato a concentrarsi sempre più nelle mani di un risicato gruppo di operatori: quelli che anziché puntare unicamente sulla vicinanza ai vertici del potere istituzionale, driver tradizionale su cui si gioca la strategia concorrenziale italiana, hanno puntato alla creazione di una rete su scala globale. 


Maria Buonsanto
maria.buonsanto@toplegal.it


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