Perché uno studio dovrebbe curarsi della propria immagine digitale? C’è sicuramente più di un buon motivo, sia in ambito di rafforzamento della reputazione esterna sia di sviluppo interno. Il primo su tutti è però indicato dal sondaggio lanciato nel mondo in house – la storia di copertina del numero di TopLegal Review di febbraio/marzo – che dà un segnale ben preciso: i committenti dei mandati legali usano già i siti internet e alcuni social per formarsi un’idea su chi offre loro servizi di consulenza. Il questionario fa parte di una più ampia analisi sulle frontiere della comunicazione digitale negli studi legali che è stata sviluppata negli ultimi mesi su un paniere dei 25 più grandi studi nazionali (leggi lo speciale “L’avvocato digitale” ) da TopLegal insieme a The Story Group – Nati per raccontarti.
Dopo aver indagato se e quali strategie digitali stanno mettendo in atto le insegne italiane, si è voluto sondare il punto di vista dei clienti e comprendere come queste tematiche si inseriscono nella loro percezione dell’offerta di servizi legali. È stato così interpellato, tra fine 2017 e inizio 2018, un panel di figure aziendali del database di TopLegal appartenenti sia ad aziende quotate sia no (rispettivamente 32% e 68%) e distribuite in diversi settori.
Il segnale che arriva dal panel è preciso: solo il 10% non ha mai utilizzato i siti internet degli studi come fonte di informazione sull’attività degli studi o su un professionista specifico. Al contrario quasi uno su due si avvale almeno qualche volta del web e quasi uno su tre lo usa spesso. C’è poi un 16% che ricorre all’uso del sito internet in relazione a tematiche molto precise.
Tra i diversi elementi emersi, due i dati che non possono essere ignorati. In primo luogo, la totalità degli intervistati dichiara di percepire una differenza a livello d’immagine tra gli studi con siti moderni e aggiornati nelle informazioni e negli approfondimenti e quelli che non dispongono di siti altrettanto curati. In secondo luogo, anche l’online può essere una leva per attivare un meccanismo di ingaggio: oltre il 40% dei rispondenti ha affermato di aver contattato uno studio dopo aver letto un approfondimento a firma di un professionista pubblicato sul sito internet dello studio o veicolato sui social network.
Farsi brand, soprattutto in ambito digitale, significa in definitiva rafforzare la propria reputazione e mostrare il proprio know how anche nel mondo dei siti web e dei social network. Un percorso su cui l’analisi “L’avvocato digitale” fornisce spunti e suggerimenti sulla base dei punti di forza e di debolezza delle attuali strategie. E traccia le aree di miglioramento anche alla luce dell’esperienza internazionale.