«La quotazione in Borsa è una soluzione strategica per l'uscita dei fondi di private equity dalle imprese, ma gli alti costi della due diligence legale, la rendono difficilmente praticabile». Nel giorno del suo convegno annuale, l'Aifi, per bocca del suo presidente Giampio Bracchi (Foto) lancia un fendente al mondo della consulenza legale e non sugli ostacoli posti all'accesso delle imprese italiane in Borsa. «Bisogna diminuire i costi», osserva Bracchi, «connessi alla quotazione delle società, incluse le spese per la revisione dei conti e per le pubblicazioni obbligatorie». Tracciando un bilancio dell'anno appena trascorso, il numero uno dell'Aifi ha messo in evidenza che il mercato del Private equity in Italia ha registrato investimenti per 3,065 miliardi di euro, mentre la raccolta si è attestata a 1,3 miliardi. Ma il mercato italiano ha ancora molta strada da fare: rappresenta appena l'1% del totale mondiale. In Italia, inoltre, le operazioni appaiono concentrate essenzialmente nel Nord, dove sono stati effettuati l'88% degli investimenti. Il Centro ha raccolto il 10% delle risorse, mentre al Sud son arrivate solo le briciole: 2%