In house

Aigi, tra tradizione e innovazione

Il neopresidente dell’associazione italiana giuristi d’impresa racconta a TopLegal le linee guida della sua presidenza

28-05-2019

Aigi, tra tradizione e innovazione

Attenzione alla formazione e al background giuridico, gestione della sfida digitale e coinvolgimento di una più ampia base di associati. Sono questi alcuni dei capisaldi del mandato del nuovo presidente dell’associazione italiana giuristi d’impresa (Aigi) Giuseppe Catalano (in foto), che si muove in continuità con il passato ma con una chiara visione sulla sfida posta dall’innovazione e dalla tecnologia. Catalano è stato nominato lo scorso 9 maggio per il triennio 2019/2022.

Dal 15 gennaio 2015, Catalano è segretario del Consiglio di Amministrazione di Assicurazioni Generali. In precedenza, dal 2005 a gennaio 2015 è stato legal and corporate affairs executive director di Indesit Company. Dal 2000 al 2005 è stato responsabile della direzione legale e societaria di Natuzzi, e, precedentemente, legale interno di istituzioni bancarie in Italia e in Lussemburgo.

Catalano fa parte dell’Aigi dal 2000, quando era in Natuzzi. Ha ricoperto all’interno dell’associazione il ruolo di responsabile territoriale della regione Emilia – Romagna e successivamente dell’area Lombardia – Liguria. Queste esperienze hanno rafforzato in Catalano la convinzione che per essere vincenti occorre un maggiore coinvolgimento di professionisti al di fuori dell’asse Milano – Roma. Ma questo è solo uno dei tanti obiettivi che si è preposto il neopresidente.

Perché è importante un’associazione che riunisca i giuristi d’impresa italiani?
Oggetto e finalità dell’Aigi sono il riconoscimento e l’affermazione della figura e del ruolo professionale del giurista d’impresa: per raggiungerli, è condizione preliminare delineare le caratteristiche di quest’ultimo. Ancora troppo spesso sono compresi in questa categoria professionisti che però non hanno il necessario background giuridico. Proprio la formazione può essere un elemento fondamentale di distinzione con tutti quei ruoli che, pur essendo all’interno di un’area legale dell’azienda, non richiedono necessariamente un’istruzione giuridica. Questo lavoro di definizione del legale in house deve rappresentare un’importante occasione di aggiornamento, alla luce delle tante necessità che le aziende hanno di un supporto in campo giuridico, e sarà approfondito anche al fine di comprendere l’opportunità di una certificazione di qualità del giurista interno.

Quali sono gli obiettivi di Aigi nel breve e nel lungo periodo?
Tutti i candidati al consiglio generale si sono riconosciuti attorno a un programma elettorale ben definito dal mio predecessore, Raimondo Rinaldi, programma in cui sono state indicate le linee-guida per il futuro. Tali linee-guida dovranno costituire le basi dell’azione dell’associazione nel triennio a venire. Dobbiamo innanzitutto dare concretezza al riconoscimento del giurista d’impresa come “alfiere dell’etica e della legalità” all’interno dell’ente in cui lavora. Da un punto di vista più concreto, l’Aigi vuole trovarsi pronta di fronte alla sfida digitale che ci attende. Grazie all’intelligenza artificiale, sempre più attività della professione vengono affidate a macchine invece che a lavoratori umani. L’associazione si pone l’obiettivo di considerare questo come uno sviluppo del proprio lavoro e non (solo) come una minaccia all’attività del giurista d’impresa. Perciò, così come per l’etica e la legalità, anche su questo tema verrà istituito un vero e proprio “cantiere” in cui si studieranno le nuove dinamiche dell’era digitale.

Quali sono i suoi obiettivi personali in qualità di presidente dell’Aigi?
Personalmente non cerco un punto di rottura rispetto agli anni passati. Tutt’altro. Il Dna dell’associazione deve mantenersi intatto, perché è quello che ci ha resi riconoscibili e stimati. Tuttavia, credo che l’innovazione e la sfida digitale alle porte impongano una riflessione, anche sulla sussistenza di residui steccati tra in house e libero foro. E ancora: credo che gli strumenti digitali possano ridurre le distanze anche logistiche tra gli associati, facilitando il lavoro dell’associazione. Dal mio precedente ruolo di responsabile territoriale, ho potuto comprendere la ricchezza di professionalità anche al di fuori del tradizionale asse Milano – Roma e, con l’ausilio dell’informatica, possiamo coinvolgere sempre più colleghi nelle attività associative. Inoltre, l’innovazione deve essere occasione di studio e scambio di opinioni. Su questo filone, per esempio, abbiamo organizzato a fine giugno un incontro sullo smart working. 

Con le nomine dello scorso 10 maggio c’è stato un ricambio generazionale ai vertici di Aigi. Cosa cambierà?
Aigi non ha bisogno di cambiamenti profondi ma deve “rinnovare nella continuità”. Come dicevo, occorre sfruttare le nuove tecnologie anche per creare un maggiore coinvolgimento degli associati. È un qualcosa che già facciamo: molte delle riunioni avvengono via Skype, quindi possiamo e forse dobbiamo sfruttare questi mezzi per fare sentire la presenza dell’associazione ovunque. Mi aspetto che i più giovani colleghi eletti in consiglio generale ci diano una mano facendo sì che Aigi agisca con maggiore rapidità e sia più presente anche sui social media. Tutti aspetti su cui l’associazione è stata forse un po’ timida, ma ha l’intenzione di mettersi in gioco.


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