Ormai, possiamo battezzarlo il movimento degli avvocati.
La vicenda Alitalia e in particolare gli sviluppi delle ultime settimane, hanno suscitato l’iniziativa di un gruppo di grandi giuristi italiani a cui si sono anche aggregati degli economisti (Piero Schlesinger, Lorenzo Stanghellini, Massimo Fabiani, Umberto Tombari, Alberto Jorio, Francesco Vella, Federico Ghezzi, Paola Lucarelli, Luigi Mansani, Tito Boeri, Carlo Scarpa, Pierpaolo Marano, Carlo Felice Giampaolino, Emanuele Cusa, Andrea Boitani e Mario Stella Richter) che per ben due volte, in una settimana, hanno denunciato incongruenze e zone grigie della trattativa, dalle pagine del Corriere della Sera.
La voce di questo gruppo di avvocati ha trovato spazio la prima volta a pagina 26 del quotidiano dell'11 settembre, e il 18 settembre a pagina 3. Lo scritto, rubricato sotto la testatina “La lettera” ha contenuti estremamente forti.
Nella prima lettera si leggeva, a proposito della ventilata possibilità che il commissario Fantozzi avviasse la procedura di mobilità e del conseguente smantellamento dell’impresa: «Ci sembra indispensabile sottolineare, che gli aerei non potrebbero essere lasciati a terra ove la procedura non abbia prima rivolto prima un invito pubblico e ufficiale a ogni impresa disponibile a presentare proposte di acquisizione (…) Avviare dei licenziamenti o mettere in moto procedure di liquidazione aziendale per il solo fatto che non si perfezioni l’accordo con CAI, senza che si sia proceduto ad una ricerca di possibili acquirenti alternativi, costituirebbe un fatto molto grave».
Dopo il sostanziale silezio seguito alla pubblicazione di questa prima missiva, è arrivata una nuova lettera del movimento degli avvocati che prova ancora a scuotere le coscienze della classe dirigente e l’animo dei cittadini.
La letterai ritorna sostanzialmente sul punto della prima e, se si vuole, lo fa in maniera didascalica. «Fino al 28 agosto», si legge, «era in vendita Alitalia con tutti i suoi debiti, e nessuno ha ritenuto di comprarla. Dopo il commissariamento, tuttavia, è in vendita solo il suo attivo e solo quello che serve al compratore: i preziosissimi slot, gli aerei, il suo marchio prestigioso(…). Trattativa privata, in uno Stato di diritto, non significa assoluta libertà di concentrare su un unico acquirente ogni speranza, e la concorrenza è, ovunque, garanzia di trasparenza. (…) Serve dunque un invito rivolto al mercato, aperto e senza riserve di sorta, a presentare in breve tempo un’offerta e un piano industriale(…)». La lettera di oggi, peraltro, spiega anche che non è vero che chiudere "ora e subito" è indispensabile per evitare che arrivi a mancare il carburante perfar volare gli aerei.
TopLegal ha deciso di proporre ai suoi lettori queste parole e queste riflessioni, non solo perché rappresentano un contributo intellettuale nella corsa alla definizione delle sorti della compagnia aerea di bandiera, ma soprattutto perché sono la testimonianza che una strada alternativa è ancora percorribile. Pur non avendo nulla contro CAI e i suoi rappresentanti, riteniamo inadeguata la raffica di “aut-aut” piovuta (soprattutto dalla politica) sulla trattativa e che nelle ultime ore ha messo una delle parti con le spalle al muro. E considerato il fatto che CAI ha ritirato la propria offerta, forse è giunto il momento che qualcuno prenda in considerazione le idee esposte da questi giuristi.