ALLEN & OVERY, LA REGOLAMENTAZIONE DEL RISCHIO IN ASIA

31-01-2012

ALLEN & OVERY, LA REGOLAMENTAZIONE DEL RISCHIO IN ASIA

I business leader italiani, senza distinzione tra i rispettivi settori di attività, chiedono con forza che norme e regolamenti vengano applicati in maniera più coerente nei diversi Paesi in cui le loro imprese operano e a prescindere dai confini geografici. Lo rivela una ricerca pubblicata da Allen & Overy, all’interno del ciclo di studi 50 Degrees East, secondo la quale quasi i tre quarti (70%) degli imprenditori e top manager italiani manifestano il desiderio di una maggiore armonizzazione normativa a livello globale
La ricerca ha avuto anche a oggetto l’impatto delle misure adottate dai regolatori nel caso in cui queste comportino una giurisdizione allargata a operazioni e attività che si svolgono fuori dai propri confini. A questo riguardo, la metà (51%) dei business leader italiani intervistati hanno infatti sottolineato come la loro attività si trovi in condizioni di svantaggio competitivo in alcuni mercati a causa della portata extraterritoriale di leggi come, ad esempio, il Foreign Corrupt Practices Act degli Stati Uniti. 
Ad esempio, a fronte dell’esigenza di una riforma regolamentare sul piano sovra-nazionale, gli intervistati credono che nella disciplina della governance societaria debbano prevalere le best practice locali. Interpellati su quello che si aspettano dai loro investimenti oltre confine, in termini di requisiti e obblighi di governance a cui doversi sottoporre, solo il 26% degli intervistati menzionano eventuali cambiamenti nella composizione, struttura e responsabilità del board in modo da allinearsi alle best practice internazionali. Una percentuale più ampia (42%) ritiene invece che gli investitori dovrebbero cercare di comprendere le diverse realtà e investire sulla base delle best practice locali e quasi un terzo (32%) ritiene che dovrebbero limitarsi a cercare il miglior ritorno possibile sul loro investimento, a prescindere dalle strutture di board e di governance.
Secondo Paolo Ghiglione (in foto), partner dello studio Allen & Overy, "non è ancora chiaro in letteratura se il sistema di governance adottato da una società influisca, e in che modo, sulla performance economica". Quello che però è chiaro, prosegue Ghiglione, è che "esiste una crescente tendenza a spostarsi dalla autodisciplina alla obbligatorietà: nelle economie più evolute, quello che oggi “può” essere fatto, domani “dovrà” essere fatto, e bisogna aspettarsi una sempre più penetrante regolamentazione della governance societaria, anche sulla scorta della crisi dei mercati e degli scandali finanziari".
Inoltre, quasi un business leader italiano su cinque (19%) si rifiuta di perseguire opportunità di crescita in Cina perché preoccupato della difficoltà che sia garantito (anche giudizialmente) l’adempimento dei contratti in quel Paese. Un dato molto diverso da quello rilevato in altri Paesi, dove invece solo il 7% degli interpellati lamenta le stesse perplessità.
La Cina non è l'unico Paese a indurre questo timore tra i business leader italiani. In realtà, l'indagine ha mostrato che, in genere, gli italiani sono più preoccupati degli imprenditori e top manager di altri Paesi circa la “tenuta” dei contratti al momento di decidere se entrare in nuovi mercati. Tre quarti (75%) dei business leaders italiani citano almeno un Paese da non prendere in considerazione a causa di questo problema, rispetto al 57% dei colleghi europei intervistati. Oltre alla Cina, i Paesi più comunemente indicati come "off  limits" sono il Sud Africa (19%) e l’India (6%).
Un dato soprendente è invece quello relativo alla tutela della proprietà intellettuale, sempre restando in territorio cinese: la quota di aziende italiane che si sentono fiduciose nella capacità di proteggere i propri marchi, prodotti e brevetti in Cina è identica alla media globale, attestandosi intorno al 57%.
Allen & Overy ha svolto una ricerca approfondita su 1.054 business leader provenienti da grandi aziende internazionali in 19 Paesi. Il Risk and Regulation Report è l'ultimo della serie di studi 50 Degrees East, che evidenziano come la rapida crescita e lo sviluppo dell’area asiatica siano destinati a influenzare, in futuro, i processi decisionali aziendali.

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