ALPA: URGE SOSTEGNO PUBBLICO PER L'AVVOCATURA

25-09-2009

ALPA: URGE SOSTEGNO PUBBLICO PER L'AVVOCATURA

«I poteri forti e intendo banche e assicurazioni, quando si avvalgono dell’attività dell’avvocato, tendono a sfruttare le liberalizzazioni per imporre condizioni inique». Guido Alpa (nella foto) presidente del Cnf alza i toni del dibattito sull’urgenza di un intervento a sostegno dell’avvocatura alle prese con gli effetti della crisi economica. Alpa ha sottolineato come il momento di crisi economica sia grave anche per gli avvocati, che non possono contare su alcune misura agevolativa, al contrario delle imprese, e che la riforma in discussione al Senato non corrisponde a «prese di posizione corporativa» ma alle esigenze di qualificazione professionale degli avvocati e di garanzia per i cittadini. «Vorremmo sfatare qualche interpretazione artatamente forzata sul metodo e sui contenuti della riforma. Innanzitutto, l’articolato assunto come testo base dalla commissione giustizia del senato non è del Cnf. Si tratta di un testo ampiamente discusso con tutte le componenti dell’avvocatura,Ordini forensi, Oua, Associazioni. Le sole voci critiche interne riguardano aspetti marginali e non certo le linee di fondo della riforma».

Alpa, durante la conferenza stampa convocata a Roma oggi per spiegare la posizione dell’avvocatura dopo la recente uscita, ancora una volta critica, dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha anche voluto evidenziare che alcune argomentazioni utilizzate risultano “spuntate alla prova dei fatti”.  «L’Agcm si sta spostando progressivamente verso la posizione di organizzazione rappresentativa di interessi, piuttosto che di istituzione pubblica che responsabilmente conforma la propria azione di tutela del proprio interesse pubblico primario in termini coerenti con altri interesse pubblici rilevanti». Ed è assordante il suo silenzio «a proposito della ricorrente mancata inclusione degli avvocati in ogni provvedimento normativo e in ogni azione governativa che miri a sostenere i comparti economici produttivi in questo delicato frangente di crisi: l’Agcm nei provvedimenti di sostegno alle imprese non rileva alcuna disparità di trattamento meritevole di segnalazione (…) laddove una distorsione alle dinamiche concorrenziali appare evidente visto che nel settore dei servizi professionali la politiche pubbliche di protezione e incentivazione sono sempre rivolte a soggetti che se ne avvantaggiano in quanto imprese e mai al professionista». 


Il documento passa in rassegna tutti gli argomenti critici dell’Antitrust cercando di confutarli.


Riserva di consulenza legale e pubblicità. «Deve contestarsi che l’ordinamento comunitario osti a una scelta del legislatore nazionale di sottoporre a riserva la consulenza legale», dice il documento rifacendosi al dettato della direttiva Ue Bolkestein (sui servizi professionali) che dichiara la compatibilità con sistemi nazionali che la prevedono. «Il punto è la protezione del ragionevole affidamento del cittadino». Sulla pubblicità, la stessa direttiva Bolkestein richiama il concetto di decoro, «pure così avversato dall’Agcm» e il Cnf ricorda come già abbia modificato il proprio codice deontologico aprendo alla corretta informazione.


Accesso alla professione.  «Non si vede perché un sostanziale alleggerimento del tirocinio (perorato dall’Antitrust, ndr) debba essere obiettivo confacente a evitare limitazioni alla libertà di concorrenza». Quanto alla remunerazione del praticante, è notorio che il Cnf concordi sulla opportunità di prevederla per legge. 


Minimi tariffari. Il documento richiama l’ingente giurisprudenza comunitaria (sentenze C-35/99 e C-94/04 e C- 202/04) e italiana (Cassazione n. 19014/2007), che hanno confermato negli anni la legittimità delle tariffe come previste dalla legge professionali, compresi i minimi inderogabili.


Specializzazioni. L’Agcm contesta che il titolo di specialista possa esser rilasciato dal Cnf. «L’Agcm non si cura di dimostrare perché la natura dell’ente debba condurre a contegni impropri: forse non ci sono idee molto chiare sulla natura del Cnf che è quella di ente pubblico».


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