Dal fotovoltaico all’oil & gas, anche nel settore energetico il mantra recitato dal mercato non cambia: le reali opportunità di business vengono dall’estero. Là dove la leva internazionale è duplice: dall’Italia oltre confine e dagli investitori stranieri verso il Belpaese. Con la conseguenza che, sul lungo periodo, per gli advisor legali poter contare su un network internazionale si dimostra un vantaggio competitivo non da poco.
Guardando agli operatori “green” italiani, dopo il taglio degli incentivi pubblici, da Enel Green Power fino a Enerray (gruppo Maccaferri), le imprese italiche puntano decisamente oltralpe. Di qualche giorno fa, per esempio, la notizia dell’assistenza prestata da Dla Piper all’italiana Cal.Me per l’acquisto del 35% della serba Sistema Rinova Uno Doo, titolare del progetto relativo alla costruzione e gestione di 18 impianti idroelettrici in Serbia. Operazione che si inquadra in uno scenario di ben più ampio respiro: secondo il rapporto Irex 2013 di Althesys su 10,1 miliardi di euro di investimenti effettuati dagli attori delle rinnovabili italiane, il 49% è diretto all’estero. Soprattutto in quella che viene definita la Nuova Europa (Romania, Bulgaria, Serbia e Polonia), con il 35% della quota totale.
La musica non cambia nel comparto oil & gas, in cui gli operatori si stanno orientando verso transazioni nell’ambito di un mercato sempre meno domestico. Proprio di questa settimana l’accordo tra Snam e Fluxys sulla creazione di una joint company per la gestione integrata dei rispettivi asset internazionali detenuti in Europa. Operazione condotta da Snam totalmente in autogestione legale, con un team coordinato dal general counsel Marco Reggiani.
Ma la corsa verso mercati oltreconfine non è l’unico ambito in cui si esprime l’internazionalizzazione dell’energy. Nel mercato secondario italiano aumenta, infatti, la tendenza all’assorbimento dei piccoli e medi operatori nei grandi gruppi internazionali, così come l’attività di fondi esteri, inglesi e tedeschi in primis. Basti citare un’altra operazione chiusa sempre in questi giorni: l’acquisizione da parte della danese Obton, assistita da Watson Farley & Williams, di 8 impianti fotovoltaici in Basilicata.
Così come emerso nel corso della ricerca condotta dal Centro Studi TopLegal sull’energy, l’Italia, come è successo in altri paesi, sembra andare verso un consolidamento del mercato con pochi attori e relativamente grandi. Con conseguente sofferenza per le pmi – e i relativi consulenti legali – che non saranno in grado di guardare oltre i confini italici. Di contro, questo scenario sta gettando le premesse per la crescita del business di quegli advisor la cui offerta è allineata verso un approccio multigiurisdizionale. A sottolinearlo sono in primis i clienti. Per gli operatori più sofisticati perde di importanza la ricerca di un advisor legale dotato di una massa critica di professionisti con base in Italia, a favore della focalizzazione su una reale conoscenza degli schemi e dei processi dell’industry e delle capacità di assistenza all’estero.
In altre parole, le imprese vogliono studi in grado di replicare la loro struttura interna. Non stupirebbe, quindi, se il futuro legale dell’energy seguisse lo sviluppo dei clienti, con la sopravvivenza sul mercato di quelle insegne che avranno saputo creare gruppi misti trasversali, che includano professionisti di varie practice area e di diverse giurisdizioni.
Maria Buonsanto
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