ANTITRUST, PFIZER PORTA LA CONDANNA AL TAR

20-01-2012

ANTITRUST, PFIZER PORTA LA CONDANNA AL TAR

Abuso di posizione dominante. È l’accusa piovuta su Pfizer, per la quale il colosso farmaceutico ha ricevuto una pesante sanzione (oltre 10 milioni di euro) dall'Autorità Antitrust Italiana. Adesso, la strada obbligata è quella di impugnare la sentenza davanti al Tar.

L'accusa di posizione dominante è stata sottoposta all'Autorità da Ratiopharm Italia e la relativa capogruppo, nonché dalla società Sifi spa., seguite nella vicenda dallo studio Pavia e Ansaldo, con Stefano Grassani, responsabile del dipartimento antitrust e Gian Paolo Di Santo, responsabile del dipartimento Ip. L'Antitrust ha riconosciuto la responsabilità di abuso  per Pfizer Italia, la capogruppo europea nonché quella americana.  

Nel dettaglio, l'Authority ha  condannato Pfizer - assistita da Cristoforo Osti, (in foto) responsabile del team Antitrust di Clifford Chance in Italia - per aver esteso artificiosamente  la durata temporale della protezione brevettuale in Italia del farmaco contro il glaucoma Xalatan, e aver sfruttato lo stato di incertezza giuridica determinatosi al fine di ritardare l’ingresso delle specialità generiche equivalenti a base di Latonoprost sul mercato rilevante. Pfizer, però, non ci sta. Osti ha commentato per TopLegal il provvedimento dell'Antitrust:

«La decisione dell'Autorità ha in parte preso spunto da una precedente vicenda che riguarda AstraZeneca, pendente tuttora davanti alla corte di Giustizia. In quell'occasione- spiega l'avvocato- la Commissione ha innovato la concezione di abuso di posizione dominante.  Nel caso Pfizer, l'Autorità su indicazione di Ratiopharm, ha preso spunto da quella vicenda per ampliare ulteriormente il concetto».

Insomma, sembra una questione di precedenti giuridici, e di cambiamenti di prospettive temporali.  Pharmacia (successivamente acquistata da Pfizer)- continua Osti- ha ottenuto un brevetto divisionale che ha avuto la conseguenza di portare la protezione del brevetto del Xalatan alla durata normale, in quanto in alcuni paesi, tra cui l'Italia, non era stato richiesto il certificato di protezione complementare. La durata complessiva (brevetto originale più certificato di protezione complementare, premetto, è prevista dalla legge per permettere agli originator di rientrare dei costi affrontati in fase sperimentale, costi che i genericisti non hanno. Ma nonostante ciò l'Autorità ha ritenuto che Pfizer avrebbe dovuto far terminare prima il brevetto. E' chiaro che nel perdurare della protezione brevettuale i genericisti risultino "esclusi" ma questo non è il fine della procedura, che mira esclusivamente ad ottenere un brevetto divisionale».

Peraltro, il colosso farmaceutico ha dichiarato di aver già riesaminato la questione. «Pfizer – ha confermato Osti - aveva, inoltre, proposto prima una serie di impegni per chiudere il caso, tra cui la transazione nelle cause sulla base delle richieste dei genericisti, ma anche questi impegni sono stati rigettati. Pfizer si rivolse già allora al Tar per impugnare il rigetto degli impegni: il Tar, ci invitò a tornare a decisione emessa, per poter decidere sulla situazione globale. Pfizer deciderà a questo punto se fare ricorso al Tar aggiungendo le questioni di merito alla parte relativa al rigetto degli impegni». Il procedimento Antitrust si inserisce, inoltre, in un più ampio contenzioso brevettuale che contemporaneamente vede le stesse parti  fronteggiarsi avanti il Tribunale di Milano e nel quale lo studio Pavia e Ansaldo assiste sempre la citata società Ratiopharm.

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Clifford Chance, Pavia e Ansaldo StefanoGrassani, CristoforoOsti, Gian PaoloDi Santo Pfizer, Agcm, Ratiopharm Italia, AstraZeneca, Pharmacia, Sifi


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