ASLA SUL 28° CONGRESSO NAZIONALE FORENSE di Giovanni Lega*

26-09-2006

ASLA SUL 28° CONGRESSO NAZIONALE FORENSE di Giovanni Lega*

L’iniziativa politica che è scaturita dai difficili e tumultuosi lavori della seconda sessione del Congresso nazionale forense di Roma, sembra più ragionevole e pacata di quanto non siano state le forme e i toni della discussione e sembra, soprattutto, più costruttiva (salvo che per le ulteriori giornate di sciopero annunciate). L’obiettivo di pervenire ad una organica riforma dell’ordinamento professionale, modernizzandolo, è assolutamente condivisibile, tuttavia si basa su premesse dettate da quell’inspiegabile quanto ingiustificato timore per il nuovo e l’ignoto che si concreta già nella dichiarazione di apertura. Vi si legge infatti che l’elemento intellettuale della professione è prevalente sull’elemento organizzativo e la distingua nettamente dall’attività d’impresa, anche di servizi, cui non può essere perciò assimilata e che l’unica garanzia sia fornita dal sistema ordinistico. Non mi è chiaro il sillogismo che vuole che una organizzazione strutturata della attività implichi per questo stesso fatto una umiliazione del valore intellettuale delle prestazioni da essa fornita e soprattutto una ribellione verso l’autorità e i compiti istituzionali del sistema ordinistico. Per i rappresentanti di studi in cui si esercita la professione forense con dignità, decoro, autonomia e passione, come in tutti gli altri studi legali, il fatto di essere organizzati in strutture economicamente e strutturalmente complesse non priva gli avvocati né dei doveri deontologici, né tanto meno dei diritti di difendere il loro lavoro e di promuoverlo nell’ambito di un sistema di norme disciplinari. Per quanto sia comprensibile che per quel numero di colleghi che lavorano in piccole realtà sia difficile solidarizzare con i problemi vissuti nei grandi studi associati, non è apprezzabile che si continui a negare che tali studi rappresentino una fetta a dir poco consistente dell’avvocatura, sia in termini di risultati prodotti, sia in termini di numero delle persone coinvolte, per non parlare della rilevanza e della complessità delle operazioni seguite e del loro contributo al PIL e alla cassa dell’avvocatura. E’ invece meno comprensibile che le istituzioni forensi ignorino i nostri richiami ad una modernizzazione degli strumenti per lo svolgimento dell’attività. Non  si può infatti ignorare il contesto “globale” nel quale tali realtà operano e debbono competere, utilizzando un modello, in Italia, più recente, ma per questo non meno dignitoso, rappresentato appunto dagli studi associati. Gli studi legali associati sarebbero lieti di portare il proprio contributo al tanto auspicato e non più rimandabile progetto organico di riforma delle professioni in una ottica di pura e semplice collaborazione al mantenimento dell’alto livello di onorabilità professionale che fa parte del patrimonio culturale di tutti, ma proprio tutti, gli avvocati italiani. *Segretario nazionale di ASLA (Associazione degli Studi Legali Associati) e managing partner dello studio Ripa di Meana LC & Associati.

TAGS

LCA GiovanniLega Asla


TOPLEGAL DIGITAL

Scopri TopLegal Digital, nuova panoramica sull’attualità del mondo legal, finance e aziendale

 

Sfoglia la tua rivista gratuitamente


TopLegal Digital
ENTRA