Di Enrico Zottis*
Quando un cliente decide di affidarsi a uno studio legale, lo fa a partire da un sentimento di fiducia che ha sviluppato nel tempo. Il cliente sceglie attraverso una serie di punti di contatto: visite al sito web, recensioni, telefonate, incontri, ma anche opinioni di conoscenti. Perché si sviluppi la fiducia da parte del cliente è necessario che lo studio abbia dato di sé un’immagine coerente, ovvero che ci sia corrispondenza tra ciò che dice di fare ed essere e ciò che fa ed è. Questo è possibile se sono state sviluppate una brand identity forte, con valori chiari e definiti, e una comunicazione verso l’esterno che la esprima a dovere.
Diversi strumenti di marketing permettono di raggiungere questo risultato: la carta dei valori e gli archetipi di brand (si veda il box), la definizione del processo di ricerca che percorre il cliente prima di rivolgersi allo studio (in gergo, buyer’s journey) e il ritratto della tipologia di clienti che costituiscono il segmento di riferimento dello studio ( buyer personas). Ma anche qualora uno studio legale utilizzasse questi strumenti, ci sono alcuni ostacoli alla coerenza che vale la pena conoscere. In particolare, due: la definizione della brand identity e il rapporto tra marketing e vendite.
Brand identity e squadra
Capita spesso che l’identità di uno studio legale sia il riflesso della personalità del suo dominus o dei soci fondatori. Del resto, essendone l’ideatore, è sua la visione che ha portato lo studio dove si trova ora. Il più delle volte la brand identity non è codificata in modo da essere (prosegue…)
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L'articolo completo è stato pubblicato su TopLegal Review, ottobre/novembre 2021, disponibile su E-edicola.