L’Assemblea degli azionisti di Autostrade, come da indicazioni pervenute dagli organi amministrativi, ha deliberato di non assumere alcuna deliberazione sulla proposta di fusione tra Autostrade e Abertis. La proposta del consiglio di amministrazione di non votare la distribuzione del maxidividendo legato alla fusione ha raccolto il 92% del capitale presente in assemblea (54,1%). Proprio perchè l’operazione non è più possibile, il diritto di recesso che è stato esercitato dagli azionisti di Autostrade con riferimento alla delibera assembleare dello scorso 30 giugno in merito alla fusione, sarà pertanto inefficace e pertanto le relative azioni ritorneranno in possesso dei medesimi azionisti. Ora gli sguardi sono rivolti al futuro. Che impatti avrà il nuovo regime concessorio sulla redditività di Autostrade? E soprattutto quali saranno le mosse di Abertis? Riguardo al primo aspetto, occorrerà capire che tipo di ritocchi saranno fatte alle tariffe e come questi incideranno sulla redditività di Autostrade che, in linea teorica, potrebbe anche non accettare le eventuali modifiche e decadere dalla concessione, dietro corrispettivo di un considerevole indenizzo. L’amministratore delegato della società, Giovanni Castellucci, invoca regole certe e trasparenti. Sull’altro fronte, Abertis continua a essere interessata ad Autostrade. Non è detto che non possano pertanto essere ridefiniti i termini e le modalità di acquisto della società. Non è escluso infatti che la società spagnola possa procedere in futuro al lancio di un’Opa. Così come riconsiderare i termini della fusione, con particolare riferimento al rapporto di cambio.
TopLegal ha chiesto a Mario Bucello, partner dello studio legale Bucello Croci Piscitelli Viola, una sua opinione riguardo all’atteggiamento che i politici hanno avuto in tutta questa vicenda.
1. Secondo lei perchè c’è stata la volontà da parte del governo di ostacolare questa fusione?
Non mi sento in questo caso di dar del tutto torto al Ministro. A me pare doveroso che il Governo pretenda di partecipare alle decisioni sulle sorti di beni assegnati in concessione e credo che non si possa considerare una concessione amministrativa alla stessa stregua di un bene soggetto al regime privatistico. E’ possibile piuttosto che la vicenda abbia scontato un errore di impostazione iniziale se non era previsto – così come invece sarebbe stato opportuno che fosse – che i mutamenti significativi nell’assetto azionario del concessionario fossero sottoposti al vaglio del concedente, così da evitare trasferimenti sostanziali del rapporto concessorio per il tramite di operazioni societarie.
2. Come giudica la recente sentenza del TAR Lazio relativamente al fatto che tale operazione necessitava di un’apposita autorizzazione?
Proprio per le ragioni che ho detto, condivido la decisione del Tar.
3. Quali sono gli scenari che si profilano con il nuovo regime concessorio?
Il nuovo regime concessorio colma le lacune dell’ordinamento e reintroduce la possibilità di una razionale gestione dei rapporti tra concedente e concessionario.
Dipende dal modo in cui concretamente le parti gestiranno i nuovi strumenti normativi.
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