L’Ordine degli avvocati di Palermo avrà il polso fermo nei confronti degli iscritti coinvolti in indagini relative a reati di mafia. Lo conferma a TopLegal il presidente dell’ente, Enrico Sanseverino, raggiunto telefonicamente all’indomani della decisione presa dal suo Ordine di sospendere dalle funzioni di legale, l’avvocato Marcello Trapani arrestato nell’ambito di un’operazione della Guardia di Finanza.
«Siamo convinti», dichiara il presidente, «che sulla disciplina si giochi la partita più importante per la nostra credibilità». Se in questo caso, l’atto dell’Ordine di Palermo era dovuto, in altre occasioni l’istituzione, come racconta il libro inchiesta “La zona grigia” (foto) di Nino Amadore, ha agito comminando una «sospensione cautelare facoltativa». «Vanno modificati gli atteggiamenti del passato. Bisogna intervenire ogni qual volta un avvocato resti implicato in vicende che possono portare un clima di disagio e discredito nella categoria».
Attualmente sono quattro gli iscritti all’Ordine di Palermo che sono stati fatti oggetto di un provvedimento di questo genere.
Ma c’è da dire che questo rigore non è ancora diffuso a tutte le istituzioni sul territorio.
«Recentemente», racconta Sanseverino, «ho pubblicamente protestato contro una decisione dell’Ordine di Locri che ha reiscritto all’Albo un professionista che era stato radiato dal nostro Ordine. Ho denunciato anche la Procura generale che ha tra i suoi compiti la cura della tenuta degli Albi e avrebbe potuto impedire questa “nuova” iscrizione».
Certo è che a Palermo il clima sociale è molto cambiato. La Confindustria siciliana, un anno fa, ha varato un codice etico con indicazioni precise di non collaborazione con le cosche e di obbligo di denuncia per le richieste del racket. Pena: l’espulsione dall’associazione.
Abbiamo chiesto a Sanseverino se il suo Ordine pensa di assumere una iniziativa così nettà come quella di Confindustria: «Sono pronto a confrontarmi con Lobello (il presidente di Confindustria Sicilia, ndr) per valutare la possibilità di un cammino comune».