Lo scorso venerdì 18 gennaio è stata presentata ItaliaStatodiDiritto, un’associazione costituita a Milano da liberi professionisti di diversa formazione e orientamento politico per difendere i principi sui quali si fonda lo Stato democratico e liberale.
A ItaliaStatodiDiritto hanno già aderito numerosi avvocati, notai, dottori commercialisti e docenti universitari. Tra questi, Aldo Travi (Università Cattolica), Eugenio Bruti Liberati (Università del Piemonte Orientale), Dino Rinoldi (Università Cattolica), Alessandra Stabilini (partner Nctm), Simona Viola (partner Gpa), Maria Alessandra Bazzani (Amministrativisti) e i commercialisti Paolo Villa e Angelo Pappadà.
Tra le prime iniziative dell’associazione, è stata la predisposizione di una petizione diretta ad Agcom per applicare il principio del contraddittorio nell’informazione politica audiovisiva. La petizione sarà accompagnata da un formale esposto all’Agcom per denunciare l’assenza di un parametro di verifica dell’applicazione del principio del contraddittorio e la proposta di una sua introduzione unitamente a strumenti di monitoraggio del rispetto.
TopLegal ne ha parlato con Simona Viola (in foto), presidente della neonata associazione.
Avvocato Viola, non è il primo impegno di natura politica che si assume. Cosa l’ha spinta a intraprendere questa strada?
Ho cominciato a interessarmi alla società, alla condizione delle persone, ai diritti e alle libertà civili, molto presto al liceo, così come accadeva negli anni ’70. Eravamo intrisi di politica. Nel mio caso (ma fu un caso, appunto) fu la proposta nonviolenta di Marco Pannella – così radicalmente alternativa alla violenza politica di quegli anni – a farmi intravedere la possibilità di una società più giusta, più aperta, più moderna. Come si fa a spiegare cosa ti spinge a 16 anni a occuparti dei diritti dei carcerati, degli omosessuali, delle donne, a combattere le leggi speciali, a raccogliere le firme per i referendum, a lottare contro la fame nel mondo? A quell’età semplicemente sentivo di dover fare la mia parte per migliorare il mondo, e non sapevo che la stagione politica - generosa e disinteressata - che stavo vivendo si sarebbe rivelata irripetibile e incredibilmente lungimirante.
A distanza di 40 anni ci siamo trovati tra amici, avvocati, notai, giuristi a dirci che di fronte alla drammatica crisi in cui si trova il nostro Paese, non possiamo girarci dall’altra parte, ma dobbiamo, con senso di responsabilità, fare la nostra parte e reagire; così è nato il progetto di ItaliaStatodiDiritto.
Dopo Tangentopoli fu la volta dei magistrati in Parlamento, adesso sembra essere quella degli avvocati. In realtà, già nel 1921 Piero Calamandrei scrisse “Troppi avvocati” per protestare per quei legali che «riempiono le aule del Parlamento trasformandolo in Camera d’avvocati». Perché una delle più illustri professioni liberali è così legata alla politica? E cosa risponde a chi ne fa oggetto di aspra critica?
Piero Calamandrei ha anche scritto che “la libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare e occorre sulla libertà vigilare, vigilare ogni giorno dando il proprio contributo alla vita politica”. Gli avvocati hanno una formazione tecnica che li conduce “naturalmente” ad aspirare a divenire Legislatore, e per questa ambizione diffusa sono spesso oggetto di critiche e battute.
Ma gli avvocati hanno anche sensibilità speciali sui temi della democrazia, delle libertà e dei diritti e avvertono una conseguente speciale responsabilità nei confronti della società e del loro Paese. E’ questo senso di responsabilità che ci spinge ad assumere oggi iniziative che ci paiono necessarie per diffondere e difendere la cultura della legalità.
Non solo avvocato, ma anche donna. La presenza di donne in parlamento è in crescita ma ancora lontana dalla parità. Cosa manca ancora? Crede che le donne in politica possano dare un contributo peculiare o si tratta solo di una questione di parità di genere?
Alle donne manca ancora la consapevolezza delle proprie possibilità e capacità. Il modello di esercizio del potere resta ancora fortemente maschile. Finché Presidenti del Consiglio, della Repubblica, della Corte Costituzionale, del Csm saranno solo uomini, sarà difficile che le donne sentano di poter aspirare a quelle cariche e quindi non esprimeranno sufficiente ambizione. Il tema della presenza di donne in politica non è mai comunque “solo” una questione di parità di genere, perché alla disparità corrisponde un’insufficiente o falsata rappresentatività, e quindi comunque un vulnus al sistema democratico che sulla rappresentanza si fonda. Le donne in politica possono dare contributi straordinari o esempi terribili, né più né meno degli uomini. L’aspetto che davvero unisce le donne e le differenzia dall’altro genere, anche in politica (così come in molte altre sfere, dal lavoro alla famiglia), è la coscienza e l’esperienza comune della discriminazione, un sentimento che può evolversi in una particolare sensibilità ai diritti dei più deboli, degli emarginati e degli ultimi.