Lateral hire: 2011-2013

AVVOCATI IN TRANSITO

In aumento la volatilità nei settori lavoro e tax ma è ancora il corporate a fare il pieno di lateral. Sulla destinazione degli equity cresce l’orientamento verso lo studio internazionale

01-09-2014

AVVOCATI IN TRANSITO

Sono notevolmente cambiate le ragio­ni che stanno alla base del processo di lateral hiring. Nel periodo pre­crisi i lateral più strategici venivano messi in atto per ingrandire diparti­menti già in espansione, practice con un fattura­to di tutto rispetto ma con pochi professionisti al loro interno. Si trattava, dunque, di passaggi di qualità per un settore e un business che già sta­va crescendo autonomamente all’interno dello studio. Negli ultimi anni e in misura sempre cre­scente, la dinamica si è capovolta: un professioni­sta viene ricercato laddove lo studio vuole creare una practice ex novo, oppure desidera sfruttare e rinnovare un particolare segmento di merca­to su cui vede delle opportunità di business nelmedio e lungo periodo. Alcuni managing partner confermano inoltre che i motivi che spingono le insegne a favorire i passaggi in un periodo di re­cessione sono legati all’obiettivo di aprire nuove opportunità per acquisire nuova clientela, così come alla vendita incrociata dei servizi. 

L’analisi di settore 
Addentrandoci nell’analisi numerica dei lateral hire di soci equity da gennaio 2011 a dicembre 2013, i dati alla mano ne registrano ben 120 (si veda tabella 1). Il numero raggiunge il picco nel 2012, anno in cui si contano quasi il doppio dei passaggi rispetto all’anno precedente e in nume­ro poco superiore rispetto al 2013. La ragione di questa esplosione è da attribuire a due fenomeni che hanno messo in subbuglio il mercato legale nel 2012: il fallimento di Dewey & LeBoeuf, rico­stituitasi sotto l’insegna di Grimaldi, e l’uscita, da quest’ultimo, di ben nove soci equity.

Confrontando i lateral nel triennio dal punto di vista delle practice, serve precisare che alcuni soci hanno più specializzazioni, per la maggior parte a cavallo tra il corporate e il banking, il con­tenzioso e l’energy. La somma totale dei passaggi per practice risulta quindi maggiore rispetto al numero effettivo dei lateral.

Il primo dato che balza agli occhi è la cre­scente volatilità dei soci equity di corporate/ M& a i cui spostamenti nel 2012 si sono qua­druplicati rispetto all’anno precedente, per poi subire una leggera inflessione nel 2013 (si veda tabella 2). La trasversalità del corporate con altre practice di settore ( banking, energy, restructuring) incide notevolmente sul nume­ro totale dei lateral, facendone impennare la percentuale. Tuttavia, tra le cause dell’alto nu­mero di spostamenti nel corporate vi è inoltre il clima di incertezza che ha causato una forte battuta d’arresto delle ingenti fusioni e acqui­sizioni, costringendo gli studi a riposizionarsi su mercati diversi – in primis sul mid- market – per non perdere competitività e attrarre quei pochi ma significativi mandati che consentono di incrementare le casse dello studio. Un’ulte­riore ragione riguarda i piani futuri degli studi.L’idea condivisa da numerose insegne è quel­la secondo cui l’M& a, tra tutti i settori in cri­si, sarà quello da cui prenderà il via la ripresa economica. Per poter fronteggiare il rilancio è necessario, dunque, investire in anticipo pro­cacciandosi le risorse migliori.

A far riflettere sono anche i lateral hire di soci equity nel labour, che dal 2012 al 2013 sono più che raddoppiati. Il 2013, infatti, è stato un anno movimentato per il mercato dei giuslavoristi, che ha vissuto spostamenti di peso tra cui l’uscita di tre soci dalla sede romana di Lablaw. In crescita anche i lateral nel tax che nel 2013, sul totale del­le practice in cui si sono registrati passaggi, si è qualificato come il terzo settore con più passaggi, preceduto solo da corporate e lavoro. 

L’analisi di cluster 
Altri dati interessanti che riguardano i mo­vimenti di soci equity nel triennio 2011-2013 emergono da un’analisi dei modelli e del posizio­namento degli studi legali coinvolti. Si è ritenuto opportuno suddividere gli studi legali in quattro macro categorie, scomposizione del mercato che riprende il metodo usato da TopLegal per l’a­nalisi dei fatturati (si veda il numero di giugno 2014) e che colloca gli studi legali così divisi: studi italiani full- service (suddivisi a loro volta in top-tier e mid-tier); insegne internazionali (americane e inglesi); boutique italiane (top-tier e mid-tier); e studi monopractice (tax e labour).

Da una prima analisi risulta che, da gennaio 2011 a dicembre 2013, il numero maggiore di soci equity in uscita, non rimpiazzato da altrettanti ingressi, è stato totalizzato dalle insegne italiane, sia top-tier che mid-tier. L’unico gruppo che fa ec­cezione nel panorama domestico è quello relativo alle boutique italiane mid-tier, dove gli ingressi sono risultati più del doppio delle defezioni.

Un triennio nettamente positivo, invece, quello vissuto dalle insegne internazionali. Le inglesi, in particolare, hanno visto incremen­tare, seppure con considerevoli perdite, la loro partnership con l’acquisto di un elevato nume­ro di nuovi soci equity.
Le insegne monopractice, infine, hanno registra­to un sostanziale equilibrio tra ingressi e uscite.

Italiani full service 
Gli studi italiani full service hanno vissuto un triennio critico, perdendo tra il 2011 e il 2013 il 33,4% di soci equity su un totale di 120 lateral complessivi. Nel caso delle sole insegne top-tier, le uscite hanno raggiunto il 15%. Tale percentuale, anziché distribuirsi equamente tra gli studi pre­senti in questa categoria, si è concentrata su tre quinti di essi. I restanti due quinti, infatti, hanno rimediato alle defezioni con una quota maggiore di acquisti. Il risultato appare più preoccupante se si guarda l’andamento degli studi full service mid-tier, i quali hanno contato un 18,3% di uscite, colmato solo da un 14,1% di nuovi soci equity.

Gli Internazionali 
Diversa, invece, è stata la tendenza delle inse­gne internazionali. Il gruppo relativo agli studi inglesi ha totalizzato il più alto numero di de­fezioni di soci equity (20,8%) rispetto agli altri cluster considerati, ma ha conseguito anche la quota maggiore di acquisti (26,6%), chiudendo il 2013 con un netto positivo. Tra i nuovi arrivati, il numero maggiore di soci equity è confluito nei dipartimenti di corporate, finance e tax.
Analogo risultato per le law firm america­ne: per rimpiazzare un esiguo 7,5% di partner equity in uscita, si sono accaparrate un 10% di ingressi, per la maggior parte diretti verso le practice di corporate, competition, contenzio­so e finance.

Italiani boutique 

Nel caso delle boutique domestiche, il risulta­to è differente a seconda che si parli di top- tier o di mid- tier. Le boutique di alto livello han­no totalizzato, nel triennio, il 13,3% di usci­te, colmate da appena un 4,1% di acquisti. La percentuale delle defezioni è, però, viziata da un evento che ha influenzato il mercato dei passaggi laterali, ovvero la frammentazione dell’insegna Grimaldi. Quest’evento ha porta­to ad un numero di uscite senza eguali, facen­do balzare la percentuale degli equity diretti verso un’altra destinazione ad un livello a cuile boutique domestiche non sono riuscite a porre rimedio prima della fine del 2013.

Situazione inversa se si osserva la media fa­scia, dove, a un 8,3% di uscite sul totale dei la­teral, le boutique hanno rilanciato con un 20% di nuovi ingressi, confluiti nei settori corporate, contenzioso, lavoro e amministrativo. La bouti­que mid-tier è stata la meta prescelta anche da tre dei quattro General counsel che, tra il 2011 e il 2013, hanno lasciato l’azienda per dedicarsi all’attività in proprio. Uno solo dei quattro si è diretto verso la boutique top-tier.

I monopractice 
Per gli studi esclusivamente dedicati al lavoro e al tax, è stato un triennio stabile. Le insegne giuslavoriste hanno contato un 7,5% di soci equity in uscita, arginato quasi del tutto da un 6,6% di nuovi ingressi. Al contrario, gli studi tri­butari non hanno segnato alcuna defezione, riu­scendo ad accaparrarsi un acquisto e chiudendo il 2013 con il segno più.

Le ultime tendenze 
Nel periodo compreso tra settembre 2013 e lu­glio 2014, i passaggi laterali che hanno riguar­dato i soci equity sono stati 23, molti dei quali si sono concentrati nei primi tre mesi del 2014. La maggior parte di essi ( ben 11) hanno riguardato i dipartimenti di corporate, mentre cinque sposta­menti hanno coinvolto soci tax.

Restando in linea con quanto già registrato tra il 2011 e il 2013, il corporate si conferma ancora la practice con il più alto tasso di volatilità dei suoi rappresentanti, indice della continua instabilità del settore. In tale contesto, il 2014 si è aperto con l’inaugurazione della nuova insegna di Lombardi Molinari trasformata in Lombardi Molinari Segni a seguito dell’approdo di Antonio Segni, Andrea Mazziotti di Celso e Federico Vermicelli arrivati da Labruna Mazziotti Segni (poi divenuto Lms). Tra gli altri spostamenti corporate, il ritorno di Annalisa Pescatori nella squadra di Grimaldi dopo due anni di permanenza in Tonucci & Partners, e Giorgio Fantacchiotti, che ha lasciato la partnership in Bonelli Erede Pappalardo per appro­dare nelle fila di Linklaters. Un lateral sul fronte fal­limentare è stato quello concluso da Pedersoli e Associati, con l’ingresso di Alessandra Giovetti usci­ta da Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners.

Il trend registrato nel triennio precedente sull’aumento dei lateral nel settore fiscale, trova conferma anche nella prima parte del 2014. Il tax è stato uno dei più vivaci degli ultimi anni; nella pri­ma parte del 2014 il passaggio più strategico è stato quello messo in atto da Macchi di Cellere Gangemi che ha visto l’ingresso di Stefano Petrecca, af­fiancato da Eugenio Romita, da Di Tanno. Tra gli altri acquisti, quello di Baker & McKenzie che ha accolto Maricla Pennesi, uscente da Dla Piper


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