Aggiornamento si, aggiornamento no. I giovani avvocati dell'Anpa (giovani legali italiani) si preparano a lanciare una petizione contro l'obbligo, introdotto dal Cnf, alla formazione professionale continua.
«L'avvocato si forma ogni giorno nelle aule di tribunale e nello studio del singolo caso», afferma una nota che porta firma del segretario nazionale, Ivano Lusso. «Non sempre, infatti, i grandi teorici del diritto sono anche grandi avvocati, a cui è richiesto non solo studio ma coraggio, fantasia, imprenditorialità». Il mercato, secondo i giovani legali, dovrebbe separare il grano dalla pula perché l'avvocato che non si aggiorna, inevitabilmente, si emargina da solo.
Certo, la pensava così anche Adam Smith. Ma resta il problema della garanzia del cittadino. L'esistenza dell'Ordine e la sua funzione di "controllore" dell'accesso all'esercizio della professione ha un senso, nei termini in cui certifica che la persona che si fregia del titolo di avvocato, abbia la capacità, la competenza e la perizia necessarie all'esercizio di quella professione. Un avvocato deve essere aggiornato. E un cittadino/cliente non deve avere dubbi sulla validità del professionista a cui richiederà i servizi. La selezione darwiniana, infatti, rischia di avvenire sulla pelle della gente. E nessuno vorrebbe capitare tra le mani di un azzeccagarbugli diventato avvocato per corrispondenza!
Un capitolo a parte è rappresentato da come e dove viene fatto l'aggiornamento. L'Anpa, a tale proposito, fa notare che «è assolutamente non condivisibile il fatto che i crediti funzionali all'assolvimento della formazione obbligatoria debbano derivare da eventi indicati, promossi, organizzati solo dagli Organi Forensi o comunque che siano dai medesimi accreditati».
Inoltre, i giovani avvocati denunciano «la totale "via di fuga" garantita, nell'obbligo di formazione obbligatoria, ai professori universitari. I docenti universitari non solo non hanno alcun obbligo di superamento dell'esame di abilitazione alla professione d'avvocato, ma da adesso non avranno, a differenza degli altri avvocati, neppure l'obbligo di formazione continua relativamente alle materie d'insegnamento».
Inoltre, i giovani avvocati denunciano «la totale "via di fuga" garantita, nell'obbligo di formazione obbligatoria, ai professori universitari. I docenti universitari non solo non hanno alcun obbligo di superamento dell'esame di abilitazione alla professione d'avvocato, ma da adesso non avranno, a differenza degli altri avvocati, neppure l'obbligo di formazione continua relativamente alle materie d'insegnamento».
Questo secondo rilievo appare più sensato. Sarebbe ridicolo un avvocato «sottoposto a procedimento disciplinare dai propri colleghi (magari "esentati") per mancata formazione, ancorché lo stesso abbia potuto frequentare Master, Corsi di perfezionamento e specializzazione di grossa rilevanza, ancorché non accreditati dal Cnf, rispetto a chi si trova ad aver adempiuto il medesimo obbligo solo a mezzo della frequentazione di eventi "formativi" la cui utilità è, con un eufemismo, davvero "assai dubbia"».
L'Anpa annuncia una raccolta di firme per protestare contro questi obblighi. Ma la materia è davvero delicata.
L'Anpa annuncia una raccolta di firme per protestare contro questi obblighi. Ma la materia è davvero delicata.
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