Introduzione del principio di terzietà nel procedimento disciplinare e divieto di costituire società di capitali, con l’impegno di approfondire le tematiche degli studi associati.
L’avvocatura ha segnato un passaggio importante verso un testo condiviso di riforma dell’ordinamento professionale. L’occasione è stata fornita, quest'oggi, dall’assemblea convocata dal Consiglio nazionale forense a Roma proprio per riprendere il filo del confronto, avviato prima dell’estate, con gli ordini locali, l’Organismo unitario dell’avvocatura e le Unioni distrettuali, le associazioni forensi con l’obiettivo di raggiungere un accordo su un testo di riforma della professione condiviso da tutte le componenti dell’avvocatura. L’invito a lavorare in sintonia, ricercando un’ intesa il più larga possibile, è stato ribadito in apertura dei lavori dal presidente del Cnf, Guido Alpa, che ha ricordato la disponibilità del ministro della giustizia Alfano, rinnovata nell’incontro avuto con le professioni giuridico- economiche lo scorso 28 agosto, a fare propria una proposta di legge professionale a condizione che raccogliesse il maggior consenso interno.
Sul tavolo, ad oggi, c’è una bozza di riforma predisposta dalla commissione legislativa del Cnf che ieri l’assemblea ha convenuto di assumere come testo base e sulla quale sono già pervenute osservazioni da parte di numerosi ordini, Unioni e associazioni e sul quale si continuerà a lavorare. “Certamente non mancano aspetti sui quali il consenso non è ancora maturato, ma invito tutti a trovare una soluzione condivisa che il ministro si aspetta. Come Cnf lavoreremo e andremo avanti. Non potremo impedire dissociazioni, certo, ma è nostra intenzione portare in consiglio un testo e poi trasmetterlo al ministro”. Alpa ha espresso apprezzamento per il risultato di aver ottenuto dalla politica, in maniera trasversale, il riconoscimento della specialità della professione forense come compartecipe alla giurisdizione e della necessità di una legge professionale autonoma. Convincimento raccolto nel corso del seminario sulla giustizia organizzato due giorni fa dall’Udc e dai socialisti. Piuttosto, quello che preoccupa l’avvocatura è l’intenzione manifestata più volte anche dal ministro della giustizia di studiare forme di giurisdizione disciplinare comune alle professioni giuridiche, spogliandone gli ordini.
Gli interventi che si sono susseguiti nell’affollata assemblea hanno convenuto che comunque quella offerta dalla congiuntura politica sia una occasione da non perdere e su alcuni punti sono emerse delle convergenze. Proprio sul procedimento disciplinare, per esempio, è un dato acquisito quello della necessità di separare la fase istruttoria da quella decisionale per garantire terzietà di giudizio, e si studieranno le soluzioni operative. Sulla opportunità di costituire società di capitali, invece, l’avvocatura è nettamente contraria per sventare ogni pericolo di assimilazione tra società professionali e società commerciali. Si è andata profilando convergenza anche sulla potestà regolamentare del Cnf, che dovrà disciplinare aspetti specifici della professione, esercitata però dopo una consultazione preventiva di ordini e associazioni.
Rimangono aperte alcune questioni come quella dell’accesso e del ruolo delle scuole forensi, quella delle specializzazioni professionali e del loro riconoscimento, che vede agguerrite le associazioni forensi specialistiche, il riconoscimento legislativo del congresso forense e quello delle Unioni distrettuali. Punti sui quali il confronto proseguirà nei prossimi giorni.
Il Consiglio nazionale forense ha fissato per il 19 settembre una riunione intermedia per sintetizzare le varie posizioni e predisporre un testo da varare entro settembre.