L'avvocato che lavora molto non può
guadagnare poco. E il Fisco può contestare un reddito maggiore di
quello dichiarato basandosi sul numero di ricorsi presentati e di cause
discusse nell'anno. Anche se in molti casi l'avvocato rappresentava
iscritti al sindacato ricevendo per questo "compensi assai ridotti".
Questa è la conclusione della Cassazione che ha confermato
una sentenza d'appello della commissione tributaria nei confronti di un
legale di Roma.
L'Agenzia delle Entrate, basandosi sugli atti
processuali firmati dall'avvocato, aveva contestato, per l'anno 1992,
un reddito effettivo di circa 360 milioni di lire contro i 12,7 milioni dichiarati. In primo grado, nel 2000, i giudici accolgono il
ricorso del legale ma in appello, nel 2002, la decisione viene
ribaltata anche se la magistratura tributaria riduce a 52 milioni
l'imponibile calcolato dal Fisco.
Sia il ministero delle Finanze, sia
l'avvocato presentano quindi ricorso in Cassazione. Ma i giudici della
quinta sezione tributaria della Suprema Corte, hanno respinto entrambi
i ricorsi confermando la condanna a pagare le tasse su 52 milioni e non
sui 12 dichiarati. In particolare, la Corte conferma che a fronte di
"ricorsi civili e amministrativi per oltre 200 clienti", le 25 fatture
presentate dal legale lasciano spazio ad una rettifica del reddito.
Inutilmente l'avvocato si è difeso sottolineando che soltanto una
minima parte dei ricorsi presentati nel 1992 sono giunti a sentenza e
che, di conseguenza, le parcelle non sono state riscosse. Inoltre, ha
aggiunto il civilista, nei casi di patrocinio nell'interesse degli
iscritti al sindacato - la Uil Scuola - gli accordi prevedevano che i
compensi venissero liquidati "solo in caso di esito positivo delle
vertenze".
In ogni caso, stando alle motivazioni dei giudici d'appello
confermate dalla Cassazione, "il reddito dichiarato è inadeguato sia
come fonte si sostentamento conforme al decoro richiesto dalla
professione esercitata, sia per il pagamento delle spese generali per
lo studio". E a questo proposito i magistrati considerano anche "le
spese di mantenimento di una Lanca Thema Turbodiesel" utilizzata
all'epoca dall'avvocato. Tuttavia la Cassazione ammette che nemmeno il
Fisco ha precisato quante, tra le 200 cause del 1992, sono giunte a
sentenza e perciò ha ritenuta corretta la riduzione a 52 milioni del
maggior reddito. Un calcolo, precisa la Corte, "basato sulle tariffe
minime professionali riferite alla sola voce 'redazione del ricorso'".