In House

BANCA GENERALI, ESAME DI GOVERNANCE IN HOUSE

Oggi l'assemblea della società. Quotata, controllata e di natura finanziaria, il massimo dei vincoli per l'ufficio legale interno

24-04-2012

BANCA GENERALI, ESAME DI GOVERNANCE IN HOUSE

Piccola, ma estremamente complessa. E, a quanto pare, tra le più abili nel distreggiarsi tra i paletti sempre più stretti della governance societaria. Banca Generali, società quotata e in mano al colosso assicurativo di Trieste, proprio per il fatto di essere controllata e di essere un’istituzione finanziaria, si trova soggetta ai massimi parametri di vigilanza. Per esempio, oggi, nell’assemblea annuale, sarà nominato il nuovo board, «nel quale – spiega Cristina Rustignoli, responsabile Direzione legale e compliance – oltre alle problematiche dell’articolo 36 scatta anche l’obbligo della maggioranza di consiglieri indipendenti». Ma, evidentemente, certi ostacoli aguzzano l’ingegno. E così Banca Generali si è classificata al terzo posto della prima ricerca sulla governance delle società finanziarie italiane pubblicata nelle scorse settimane del Finc, il Centro di finanza del Politecnico di Milano.

Questa tornata assembleare presenta novità scomode in termine di compliance.
In realtà, per noi la stretta è iniziata prima di quest’anno, in quanto soggetti alla vigilanza di Banca d’Italia. Per esempio, la relazione sulle remunerazioni era già un passaggio adottato. L’articolo 36 l’abbiamo già risolto con la lista depositata a inizio aprile. Viceversa, c’è da definire la relazione sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali. Poi c’è l’applicazione dell’articolo 37 del Regolamento quotate riservato alle società quotate e controllate. In virtù del quale, occorre che nel cda ci sia una maggioranza di indipendenti (e noi passeremo da 4 a 6 su 10). Con regole più stringenti anche per la definizione di indipendenza. Inoltre, c’è l’obbligo che i comitati rischi, remunerazione e nomine siano tutti composti da indipendenti.

Tutto questo fa capo al suo ufficio?
Questo ufficio concentra gli aspetti legali, di diritto societario e di compliance. Siamo una squadra di una trentina di persone, compleso il team di controllo sulla rete distributiva (i promotori), integrato con questa direzione nel 2010 (prima era nell’Audit).

Fate di tutto, e tutto voi? Nel senso, qual è l’apporto di advisor esterni?
Molto poco, le consulenze esterne sono limitate. La Direzione è cresciuta con lo sviluppo dell’azienda che ancora pochi anni fa era appena una banca online. All’esterno affidiamo il contenzioso, gestito su base locale, nel senso che gli incarichi sono a studi del luogo in cui c’è la controversia. E ci appoggiamo allo studio Brescia De Fabiani specializzato nel juslavoro, di piccola dimensione, ma presenti. Per il resto, abbiamo di fatto chiuso noi anche le operazioni di incorporazione di Bsi Italia del 2010, e quelle di scorporo e integrazione di quest’anno nel risparmio gestito.

Il premio del Finc sembra dimostrare che state gestendo in modo efficace le questioni di governance.
Il premio considerava cinque aspetti: il board; le remunerazioni; i diritti degli azionisti e degli stakeholder; il controllo e il risk manegement; l’informativa societaria.  Nel complesso, siamo orgogliosi di esserci piazzati dietro a due big (Unicredit e Intesa Sanpaolo). Abbiamo ottenuto i punteggi più alti nel segmento “remunerazioni”, probabilmente essendo stati tra i primi player del risparmio gestito ad adottare politiche di retribuzione in linea con le richieste di Banca d’Italia (in sostanza: compensi non indipendenti dalla situazione dell’istituto e dai risultati) anche per i principali manager della rete. Ci hanno premiato anche per il funzionamento del board (numero di riunioni ed effettiva capacità di confronto) e per la disclosure.

TAGS

Brescia De Fabiani Banca d'Italia, Generali, Unicredit, Intesa Sanpaolo, BSI Italia, Centro di Finanza del Politecnico di Milano


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