Quella di oggi potrebbe essere una prova del fuoco per le banche italiane davanti alla Bce. Una prova che si stima potrebbe valere la notevole somma di una cinquantina di miliardi di euro di liquidità. Per i gruppi del credito nazionali, infatti, nelle date del 21 e del 23 dicembre è prevista l’apertura di sportelli preferenziali presso l’istituto di Francoforte. Le banche possono sfruttare un provvedimento del Governo Monti, e presentarsi con collateral (ossia asset dati in garanzia alla Bce) che portano una sorta di bollino blu. Ovvero, la garanzia del Tesoro della Repubblica Italiana. Forti di questi titoli doc, in un momento di grandi timori sulla solvibilità del mondo del credito, potranno accedere a operazioni di pronti contro termine con Bruxelles a costi più contenuti e di ammontare più sostanzioso. La contropartita chiesta dall’Europa, cui dovrà essere inviato un report periodico sui risultati dell’iniziativa, è quella di attivare il credito all’economia. Anche Banca d’Italia è stata pressante. Nelle scorse settimane pare abbia convocato una conference con i principali 20 istituti nazionali, nella quale il messaggio è stato: noi vi concediamo gli strumenti per prelevare al bancomat Bce, ma voi riattivate il credito alle imprese.
«È stato necessario un notevole coordinamento tra banche, istituto di vigilanza e Tesoro», spiega a TopLegal.it l’avvocato Franco Grilli Cicilioni di Clifford Chance, il quale, come probabilmente un buon numero di colleghi specializzati nel Debt, è stato costretto a insoliti straordinari di fine anno. Le indiscrezioni, infatti, indicano che questa settimana parecchie banche siano pronte a utilizzare lo strumento messo a disposizione dal Governo, ossia quanto previsto dall’articolo 8 del decreto Monti in termini di “raccolta con garanzia dello Stato”, concedibile entro il 30 giugno 2012 su titoli da tre mesi fino a cinque anni, per un importo massimo fino al patrimonio di vigilanza dei singoli istituti. Banca d’Italia deve dare il via libera (in cinque giorni), e il ministero del Tesoro deve concedere la garanzia (altri tre giorni) in un gioco di squadra al alta intensità. «Si tratta di titoli di nuova emissione – prosegue Grilli - dunque realizzati ad hoc per questo genere di operazioni. In realtà, la legge consente in generale di ottenere la garanzia dello Stato anche su bond emessi dopo il decreto-Monti. Però, non ne sono stati emessi altri oltre a quelli destinati a questa iniziativa». «È uno strumento importante - aggiunge l’avvocato - per avviare il volano tra credito ed economia che potrebbe consentire all’Italia un risveglio come avvenuto agli inizi degli anni Novanta. Anche allora si partì da un intervento pubblico (le privatizzazioni) e il Paese ebbe una reazione». Per questo, lo stesso decreto Monti è esplicito nel richiedere che l’aiuto alle banche non si traduca in regali impropri: «Le banche che ricorrono agli interventi previsti dal presente articolo – si legge nella norma - devono svolgere la propria attività in modo da non abusare del sostegno ricevuto e conseguire indebiti vantaggi per il tramite dello stesso, in particolare nelle comunicazioni commerciali rivolte al pubblico». Questo tipo di garanzia ai bond bancari era già stata prevista da Tremonti dopo la crisi di Lehman Brothers. Allora, i pochi istituti che scelsero il sostegno dello Stato, scelsero un’altra strada, quella dei Tremonti bond. Questa volta, invece, gli istituti di credito sembra abbiano accettato la sfida ed essere pronti a smuovere una imponente massa di denaro per attivare l’economia.
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