«BEP ADOTTA LA RETRIBUZIONE QUALITATIVA»

Il managing partner Alberto Saravalle spiega a TopLegal le ragioni della remunerazione disancorata dai semplici parametri numerici: «Un segnale di fiducia nella maturità dello studio»

24-02-2012

«BEP ADOTTA LA RETRIBUZIONE QUALITATIVA»

Lo studio come istituzione, ovvero lo studio come speaking subjet. Al punto da riposizionarsi verso il cliente con un nuovo approccio gestito da un client manager officer. Sono le tesi di Alberto Saravalle (nella foto), managing partner di Bonelli Erede Pappalardo. L’avvocato ha commentato per TopLegal le linee guida ribadite nel piano strategico triennale approvato all’unanimità in dicembre dal principale studio italiano. Su tutte, il rafforzamento del concetto di studio sugli interessi singoli, a cominciare da un’ulteriore revisione delle politiche retributive.

Cosa è cambiato dopo i passaggi 2011, l’introduzione delle due scale di lockstep e della partnership contribution, ossia la retribuzione dell’apporto non quantitativo?
Abbiamo spinto ancora il concetto. Nel senso che la valutazione, che già tentava di andare oltre il fatturato, adesso prescinderà da parametri quantitativi aprioristici. Insomma, sarà una valutazione ex post qualitativa, in piena autonomia e discrezionalità del comitato remunerazione. È chiaro che non si premierà il fumo. Ma significa avere fiducia nella maturità dello studio. E infondere il concetto del “non sgomitate, giocate per la squadra”.

È un ulteriore passo nell’ottica dello studio come istituzione.
Esatto. Questo concetto è il risultato combinato di diversi aspetti, la retribuzione, la governance, ma anche la capacità di porsi verso l’esterno. Bep, per esempio, è stato finora attivo nei confronti della società tramite le grandi conoscenze dei suoi avvocati. Ora, servirà una posizione di studio, il quale diventa lo speaking subject, ossia il soggetto al servizio del Paese là dove prima c’erano i suoi professionisti individualmente.

Speaking subject anche verso i clienti?
Vogliamo uno studio vicino al cliente, anche attraverso canali più moderni (si pensi alle potenzialità dei social network). L’obiettivo è quello di interloquire non solo come bravi professionisti, ma come entità che studia il problema col cliente, dal quale si attende poi l’espressione di un feed back. Stiamo elaborando una serie di meccanismi, senza escludere la previsione di un client manager officer.

E all’estero? Chi parla per Bep?
All’estero ciò che è conosciuto, già ora, è prima di tutto lo studio. In un certo senso, il concetto di istituzione qui è consolidato. Perciò, proseguiremo con la strategia delle best friendship, modello che ci ha portato, nel 2011, ad aver registrato un fatturato estero che è superiore alla metà dei ricavi complessivi.

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