BEP E SCIUMÈ SIGLANO L'ARMISTIZIO NELLA GUERRA DELLA BISTECCA

Gli studi hanno affiancato Jbs e Cremonini nella conclusione della partnerhip in Inalca

09-03-2011

BEP E SCIUMÈ SIGLANO L'ARMISTIZIO NELLA GUERRA DELLA BISTECCA

Gli studi Sciumè & associati e Bonelli Erede Pappalardo hanno assistito rispettivamente Cremonini Spa e Jbs Sa nella conclusione della partnership in Inalca, società produttrice di carni e salumi.

Jbs, affiancata dai soci Fulvio Marvulli per gli aspetti Corporate, Marco Arato (nella foto) per gli aspetti di contenzioso e Luca Radicati di Brozolo per i profili di contenzioso internazionale, ha restituito a Cremonini, affiancato dal socio Giuliano Sollima, il 50% del capitale sociale di Inalca e Cremonini ha contestualmente restituito l’importo di 218,855 milioni rappresentativio dell’investimento fatto nella società nel 2008 dai brasiliani.

Il Financing è stato curato da Clifford Chance, per le banche e da Simonetta Andrioli dello studio Zitiello e associati per Cremonini. Le sei banche finanziatrici (Unicredit, Banca Imi, Bnp-Paribas, Meliorbanca-Bper, Bpm, più l'agribanca olandese Rabobank) hanno anche ristrutturato il debito a sei anni. Il team di Clifford Chance che ha assistito il pool di banche, guidato da Giuseppe De Palma, è composto da Ferdinando Poscio, Pasquale Bifulco e Luca Maria Chieffo. Gli aspetti fiscali dell'operazione sono stati curati da Carlo Galli e da Domenico Dell'Orletta.

La “guerra della bistecca” andava avanti da quasi nove mesi, tra scontri e reciproche accuse. L’accordo mette una pietra tombale su tutti i contenziosi legali aperti. Tecnicamente sarà una newco, chiamata Cremonini Produzione, che rileverà il 50% del capitale e poi, tramite una fusione inversa, sarà assorbita da Cremonini.


Su quali siano state le ragioni dei dissidi, le versioni dei brasiliani e dei Cremonini non coincidono. Secondo Jbs tutto è partito la scorsa estate, quando i brasiliani accusarono i soci italiani di "gonfiare" i conti di Inalca con lo scopo di incassare la clausola di earn-out. Ma Cremonini fa risalire l'origine dello scontro all'autunno del 2009 e per colpa di Jbs: all'epoca il colosso carioca rilevò la concorrente brasiliana Bertìn che, tra le varie aziende in portafoglio, ha anche il 70% di Rigamonti, produttore di bresaola. La mossa è valsa come rottura delle clausole di non concorrenza.

Ma l’addio a Cremonini non è un addio all'Italia. Jbs ha da pochi giorni completato l’acquisizione di Rigamonti e pare essere intenta a investire altri 100 milioni nel Paese.

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