BERNARDINI DE PACE DICE NO AI DICO

15-02-2007

BERNARDINI DE PACE DICE NO AI DICO

Annamaria Bernardini de Pace (in foto, realizzata da Stefano Guineani) la più nota matrimonialista d'Italia, è contraria al disegno di legge sui Dico. E non per ragioni di natura religiosa. Tutt'altro. Secondo quanto dichiarato a TopLegal, il ddl «contrasta con i principi ispiratori che sorreggono uno Stato laico e democratico come il nostro». Di fatto, il disegno di legge «va contro le libertà individuali e favorisce l'assistenzialismo più cupo». Bernardini de Pace, con riferimento all’articolo 6 del ddl, censura il fatto che sia permesso il rilascio del permesso di soggiorno ai cittadini extracomunitari conviventi con cittadini italiani e sottolinea il rischio che questa apertura possa diventare fuorviante. «È una legge che si presta a troppe interpretazioni e che, per tale ragione, permette furbizie e malizie».

 
La proposta di legge sui Dico, così chiamata dall’acronimo imperfetto (visto che manca il “do” di doveri) “diritti e doveri di coppie conviventi”, porterà indubbiamente all’aumento del ricorso agli avvocati esperti in diritto di famiglia. Di fatto, i legali saranno interpellati per seguire, anche presso l’anagrafe, la veridicità di registrazioni e cancellazioni delle coppie conviventi. «Se aumenta la litigiosità», spiega Bernardini de Pace, «noi avvocati lavoreremo di più. Ma sono contraria a un ddl che, con ogni probabilità, porterà all’aumento dei conflitti. Se due persone si amano possono scegliere il matrimonio o la libera unione esclusa da qualsiasi intervento statale».
 
Ma come fare per tutelare i legami tra persone dello stesso sesso? Bernardini de Pace risponde che per non discriminare più gli omosessuali basterebbe intervenire sull’articolo 3 della Costituzione Italiana che dovrebbe prevedere anche la pari dignità sociale e l'uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini "senza distinzioni per l'orientamento sessuale", oltre che senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione. Dunque, le tutele introdotte dai Dico per i conviventi sarebbero, secondo il legale, del tutto superflue. «Chiunque» ricorda Bernardini de Pace, «può fare testamento a favore di terzi con la quota disponibile e delegare a terzi l’assistenza in caso di malattia».


 

 


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