BERRUTI LASCIA AGNOLI BERNARDI NUOVO STATUTO PER LO STUDIO

È stato uno dei fondatori, ma adesso ha deciso di proseguire da solo. Paolo Berruti (nella foto) lascia Agnoli Bernardi e si mette in proprio assieme all’avvocato Maria Grazia Alfisi (anch’ella in forza allo studio). Stando a quanto TopLegal ha potuto appurare si tratta di una scelta personale dell’avvocato Berruti che avrebbe deciso di dedicarsi esclusivamente al contenzioso civile, da sempre sua materia di specializzazione.
Con questa doppia uscita, rimangono in otto gli avvocati che presidiano la sede romana. Gli oltre mille metri quadri di piazza del Gesù sono, al momento, il quartier generale del team di legali specializzati in Media e Entertainement guidati dalla socia Francesca Lodigiani. Ma nei progetti dello studio, Roma dovrà sempre più sviluppare le practice di Project finance (che lo vede già impegnato sul fronte Energy) e di M&A.
Per quanto riguarda il Litigation, invece, nonostante questa duplice uscita, Agnoli Bernardi potrà continuare a contare su Guido Zingoni a Roma, Enrico Caruso e Giorgio Recine a Milano, Paolo Bianco e Alberto Musy a Torino, Monica Barbieri e Davide Rubino a Padova.
Intanto, in questi giorni, lo studio ha approvato il nuovo statuto. Anche se non sono mancate «discussioni animate», come sottolinea un importante socio, alla fine la law firm italiana è riuscita a costruire un nuovo modello di governance che mette assieme i pregi dei modelli anglosassoni ma anche alcune innovazioni di matrice italiana.
Marcello Agnoli è stato nominato senior partner. Maurizio Bernardi è il managing partner. Il sistema di governo, però, è basato su due organi: il comitato dei fondatori e il comitato consultivo. Il primo è ovviamente formato dai quattro soci fondatori rimasti nell’associazione (Agnoli, Bernardi, Lodigiani e Giorgio Spanio). Il comitato consultivo, invece, è costituito da 5 soci giovani: Gianluca Saccoccia, Fabrizio De Luca, Marco Carbonara, Anne Manuelle Gaillet e Alberto Musy. Lo studio ha introdotto una sorta di sistema duale anche per rispondere alle esigenze di democrazia e di equilibrio che il crescere progressivo del numero di avvocati ha fatto inevitabilmente emergere negli scorsi mesi.