Scenari

Brexit, Hogan Lovells gioca d’anticipo

Mentre cresce la domanda di consulenza legale, così come una certa attività di lobbying presso le Authority per capire cosa potrebbe succedere in caso di sì alla “Britain Exit”, lo studio lancia The Brexit Effect Map

28-04-2016

Brexit, Hogan Lovells gioca d’anticipo

A due mesi dal Brexit, vale a dire il referendum che si terrà nel Regno Unito per deciderne l’uscita o meno dall'Unione europea, il dibattito diventa sempre più intenso. E cresce anche la domanda di consulenza legale, così come la richiesta di una certa attività di lobbying presso le Authority per capire cosa potrebbe succedere nei settori più regolamentati. TopLegal ha interpellato la sede italiana di Hogan Lovells, studio che a livello internazionale ha giocato d’anticipo in tema di Brexit, tanto da mettere a punto uno strumento, The Brexit Effect Map, di supporto agli stakeholders intenzionati a capire le implicazioni legali di un possibile sì del Regno Unito al referendum sulla "Britain Exit" che si terrà il prossimo 23 giugno.

“La Comunità europea è regolata da un coacervo di norme, alcune delle quali hanno applicazione immediata fra gli Stati membri. Se uno Stato membro cessa di essere tale, tali norme cesseranno di essere applicabili in tale Stato. Ciò aumenterà la complessità dei rapporti giuridici sia per gli operatori del Regno Unito sia per quelli appartenenti a Stati membri. Di conseguenza, aumenterebbe enormemente il numero di operatori che dovrebbero confrontarsi con la nuova realtà giuridica”, spiega Fulvia Astolfi, co-managing partner responsabile del dipartimento tax dello studio. I temi caldi sono tanti, dalla libera circolazione delle merci alla regolamentazione delle attività delle banche inglesi che al momento operano in Italia in regime di libera prestazione dei servizi.

Tra i settori sicuramente più interessati, c’è infatti proprio quello della regolamentazione dei servizi finanziari. Il Brexit potrebbe avere un impatto significativo sugli enti creditizi sia nel Regno Unito sia nell'Unione europea. La portata delle possibili ripercussioni dipenderà in gran parte dalla natura degli accordi in essere tra il Regno Unito e l'Ue per disciplinare le modalità di accesso su base transfrontaliera ai mercati da parte degli enti creditizi in ciascuna giurisdizione. Le possibili ripercussioni dipenderanno anche dalla misura in cui il Regno Unito, in caso di un sì al Brexit, continuerà ad applicare la legislazione basata sulla normativa Ue sui servizi finanziari.

“Qualora a seguito della Brexit non fosse più possibile avvalersi del passaporto per operare cross-border, gli enti finanziari potrebbero dover prendere in considerazione la costituzione di nuovi soggetti regolamentati su entrambi i versanti del confine Ue. Simili problematiche sarebbero affrontate dalle banche, dalle società di investimento, dalle imprese di assicurazione e dagli intermediari, che attualmente operano in base alla normativa comunitaria o a leggi di attuazione delle direttive comunitarie”, chiosa Jeffrey Greenbaum, partner del dipartimento financial institutions & asset management.

Come evidenziato dalla mappa costruita da Hogan Lovells, a subire l’effetto Brexit non sarebbero soltanto banche, società d’investimento e imprese di assicurazione. Di seguito una rassegna di alcuni degli altri possibili effetti del Brexit.

Media e Comunicazione
L'impatto del Brexit si potrebbe rilevare principalmente: nel sistema di regolamentazione del settore della radiodiffusione e delle telecomunicazioni; nelle strategie del "Mercato Unico Digitale" nell'ambito dell'Unione europea; e nelle licenze relative ai contenuti e altri accordi in materia di privative attualmente applicabili in Europa.

Proprietà Intellettuale
In caso di Brexit, in assenza di interventi da parte del governo del Regno Unito, tutti i diritti di proprietà intellettuale paneuropei cesserebbero di essere validi nel Regno Unito e viceversa tutte le ordinanze paneuropee emesse da un tribunale britannico potrebbero non essere applicabili nell'Ue. Le uniche ordinanze paneuropee che i tribunali britannici potrebbero considerare valide nel Regno Unito sarebbero quelle riguardanti privative nazionali concesse nel Regno Unito, o le privative fondate su accordi bilaterali concessi dalla normativa britannica (ad esempio i diritti d'autore), conformemente agli obblighi derivanti dai trattati internazionali. 

Pharma
Il settore life sciences è uno dei settori maggiormente regolamentati. L'attuale quadro giuridico del Regno Unito in materia di medicinali e dispositivi medicali deriva dalla legislazione Ue. Un eventuale Brexit potrebbe ripercuotersi pesantemente sulla catena di approvvigionamento, rendendo necessari ulteriori test di controllo della qualità e nuovi dazi all'esportazione e facendo crescere incertezze nell'ambito della definizione degli elementi relativi all'attività di regolamentazione, come ad esempio la validità di autorizzazioni comunitarie di carattere regolamentare di cruciale importanza.
Guardando al lungo termine, sorgerebbero inoltre interrogativi sull'interazione tra le attività di regolamentazione nel Regno Unito e nell'Ue, ad esempio se sarebbe più opportuno per il Regno Unito rimanere nello Spazio economico europeo (See) e pertanto continuare ad aderire al quadro normativo Ue per i farmaci e i dispositivi medici, o concludere un accordo commerciale con l'Ue, che potrebbe comportare l'adozione di tutta o gran parte della normativa comunitaria pertinente. Qualsiasi discrepanza tra il quadro normativo britannico e quello europeo quasi potrebbe implicare l'aumento dei costi di adeguamento per le imprese che operano nei diversi mercati.

Privacy
La normativa britannica in materia di protezione dei dati deriva in primo luogo dalle normative europee. La fonte normativa primaria, il Data Protection Act 1998 ("Dpa"), ha recepito la direttiva Ue sulla protezione dei dati del 1995. Il commercio elettronico e i cookies sono inoltre soggetti alla normativa (Direttiva Ce) sulla privacy e sulle comunicazioni tramite mezzi elettronici del 2003 ("Pecr"), che attua un'altra direttiva Ue. Mentre Dpa e Pecr manterrebbero la struttura attuale qualora il Regno Unito uscisse dall'Unione europea, permangono incertezze significative relative alla normativa sulla protezione dei dati nel Regno Unito. Non è dato sapere se il Regno Unito sarebbe ancora considerato una destinazione 'sicura' per i dati trasferiti in un paese extra-Aee, soprattutto alla luce del regolamento generale sulla protezione dei dati di prossima adozione, che modificherà sensibilmente il quadro normativo Ue. Tale normativa determinerà ulteriore incertezza, poiché non è chiaro se il Regno Unito attuerà tali disposizioni, e ove non vi provveda, secondo quali criteri deciderà di aggiornare la legge sulla protezione dei dati per rispondere alle esigenze attuali. Inoltre, è probabile che il referendum abbia luogo durante il periodo transitorio iniziale della normativa, per cui le imprese dovranno decidere se ritardare importanti progetti di compliance.

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Hogan Lovells FulviaAstolfi, JeffreyGreenbaum


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