Il Tar del Lazio riapre la partita del presunto cartello tra 14 aziende produttrici di cosmetici. Come anticipato da Toplegal.it lo scorso settembre, la questione sembrava essersi risolta in favore delle aziende, che erano in attesa dell'annullamento delle maxi-multe (per un valore complessivo pari a 80 milioni di euro).
A rimescolare le carte è giunta, invece, la richiesta della prima sezione del Tar del Lazio, presieduta da Giorgio Giovannini, di avere dall'Antitrust una relazione dettagliata sugli elementi che hanno condotto alla formulazione dell'accusa.
In particolare si punta ad ottenere maggiore chiarezza sugli aumenti annuali dei prezzi apportati dalle aziende dal 2000 al 2005.
A commentare a Toplegal.it la decisione del Tar, il responsabile del dipartimento Antitrust di Pavia e Ansaldo, Stefano Grassani (in foto), alla guida del team che assiste Manetti & Roberts, una delle aziende coinvolte nel procedimento.
«Nel massimo rispetto e riserbo per una vicenda ancora sottoposta al giudizio del Tar », dice Grassani, «un dato mi pare comunque importante: l’efficacia delle nuove disposizioni del processo amministrativo, che consentono una puntuale verifica attiva, e non solo passiva, delle risultanze sulla cui base l’Autorità Garante esprime le proprie decisioni».
Una decisione, quella del Tar, che parrebbe validare l'impianto accusatorio, ritenendo verosimile l'ipotesi di un cartello o, quantomeno, la condotta poco chiara delle singole imprese.
«In attesa delle motivazioni», è il commento di Grassani, «è difficile formulare una valutazione precisa sul significato della sentenza parziale. Il Tar dice che i ricorsi sono respinti "in parte qua". Non è però chiaro se oggetto di reiezione siano tutti i motivi di ricorso relativi alla sussistenza della presunta intesa, ovvero solo una porzione degli stessi».
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