Strategie internazionali

Cba dopo l'accordo con Fidal punta a Oriente

Angelo Bonissoni a TopLegal: «Al fine di monitorare meglio un mercato così ampio e complesso è stata costituita all’interno dello studio una task force per promuovere le iniziative internazionali»

17-02-2017

Cba dopo l'accordo con Fidal punta a Oriente

Lo scorso 31 gennaio Cba e il francese Fidal hanno firmato un accordo di collaborazione non esclusiva. L'accordo offre la possibilità a entrambe le realtà di fornire ai propri clienti la possibilità di assisterli nei loro progetti di sviluppo in Italia e in Francia. Si tratta del secondo accordo di tale natura firmato dallo studio nel giro di pochi mesi. A fine 2015 risale, infatti, l’alleanza stretta con i cinesi di DeHeng. TopLegal ha intervistato il managing partner di Cba, Angelo Bonissoni (in foto), per approfondire con lui la strategia internazionale abbracciata dallo studio.

A distanza di un anno dagli accordi con i cinesi di DeHeng arriva l’alleanza in Francia. Qual è la strategia internazionale che intende percorrere Cba?
Nello sviluppo dell’attività internazionale stiamo seguendo un percorso abbastanza diverso dai nostri principali concorrenti. Posto che non intendiamo rinunciare alla nostra indipendenza e, pertanto, non intendiamo confluire in alcuno studio internazionale né aderire ad alcun network esclusivo, abbiamo avviato relazioni in due distinte direzioni: da una parte, una rete di studi nei principali mercati a cui facciamo riferimento per le esigenze dei nostri clienti (soprattutto, Europa e Usa) e dall’altra un particolare sforzo nello sviluppo di relazioni più strette ed intense nelle aree che riteniamo di maggior sviluppo.

Tra queste ovviamente la Cina. Un bilancio dell’alleanza con De-Heng?
Gli accordi con DeHeng si collocano all’interno del progetto specifico relativo al mercato asiatico e quindi Cina, Asean e Stan. Con particolare riferimento a DeHeng il bilancio è positivo per quanto riguarda sia le relazioni con la realtà dello studio cinese che l’avvio di nuovi progetti o contatti con i soggetti interessati ad operare nei mercati dei rispettivi Paesi. Per quanto riguarda il lato deal, oltre a consulenze spot su questioni di varia natura, ci sono in cantiere operazioni nel settore infrastrutturale che però richiedono il loro tempo per arrivare a maturazione. 
Per quanto riguarda, invece, le iniziative volte a promuovere la conoscenza da parte della clientela delle due realtà professionali in entrambe i mercati, italiano e cinese, è stato portato avanti un lavoro costante di costruzione di relazioni attraverso visite periodiche in Cina, partecipazione a forum specifici quali il “China Renewable Energy Forum” (con il nostro Paolo Esposito), il "Belt and Road: Risks and Rewards" nell’ambito del China Overseas Investment Fair (tramite DeHeng), la partecipazione alla presentazione del rapporto annuale sulla Cina elaborato dal Cesif – Fondazione Italia Cina con un intervento dal titolo “One Belt One Road” (con la nostra Chiara Chiosi), nonché seminari inter-office ed iniziative simili volte a favorire lo scambio di know how non solo per quanto riguarda il patrimonio giuridico ma anche gli aspetti culturali e negoziali che caratterizzano questo settore. E nuove iniziative sono in corso di elaborazione perché il nostro compito non è solo quello di fornire servizi qualificati di consulenza professionale, ma anche di fungere da “mediatore giuridico-culturale” con le parti ed i colleghi cinesi, e viceversa.
Come noto al mercato, da autunno 2016 le operazioni outbound dalla Cina verso l’Italia sono soggette ad un più severo scrutinio da parte del governo cinese e questo ha portato ad un rallentamento del processo di investimento. Ma riteniamo che le operazioni nei settori giustificati da concrete motivazioni economiche ed industriali, e finanziariamente sostenibili, continueranno il loro corso, soprattutto nell’ambito della politica “One Belt One Road” e del piano di sviluppo “China 2025”. 

Come mai avete scelto di abbracciare la strategia economica cinese “One Belt One Road” che punta a ripercorrere l’antica via della seta?
La strategia “One Belt One Road” è fortemente sostenuta dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese e promuove la realizzazione di collegamenti infrastrutturali e l’intensificarsi delle relazioni politiche, economiche, commerciali e culturali tra Cina e Europa, nonché tra i vari Paesi che si trovano lunghe le due principali direttrici: quella terrestre e quella marittima.
L’Italia è punto di arrivo e partenza della “via della seta” e sul tavolo ci sono varie opportunità sia in termini di opere infrastrutturali (portuali e ferroviarie, solo per citare le principali) che di sbocchi per gli investimenti ed i prodotti delle imprese italiane in vari settori di eccellenza (che vanno dalla meccanica, all’alta tecnologia, al settore ambientale, etc.). Bisogna essere presenti per giocare la partita.
Cba può attingere alle proprie esperienze sul fronte internazionale in settori quali cross border m&a e joint venture, project finance, Ip, in cui i propri professionisti, quali ad esempio Luca Fabbrini, Paolo Esposito, Daniela Viaggio, Chiara Chiosi, Mattia Dalla Costa, Barbara Sartori, sono stati testimoni di primarie operazioni del mercato. Mettendo a fattor comune le nostre competenze abbiamo deciso di aderire a Belt & Road Service Connections (Bnrsc), associazione promossa da DeHeng ed a cui partecipano alcune tra le principali associazioni di categoria cinesi e dei paesi collocati lungo la via della seta per cogliere le opportunità e le sfide relative all’aperture di queste nuove frontiere. 

A quali altri Paesi guardate quindi?
Dopo l’alleanza con DeHeng, abbiamo cominciato a lavorare allo sviluppo di simili progetti in Kazakhstan, Iran, Emirati Arabi, India e Asean, particolarmente promettenti per l’Italia.
Sia per il Kazakhstan che per gli Emirati Arabi il fattore comune è l’Expo che verrà realizzato rispettivamente ad Astana nel 2017 “Energy for the future”, ed a Dubai nel 2020 “Connecting minds, creating the future”, e che convoglierà, in forme ed entità diverse, una serie di investimenti ed iniziative di grande interesse per le imprese italiane sia per le tematiche trattate che per le opere da realizzarsi (soprattutto nel caso di Dubai). 
In tale contesto Cba, e gli imprenditori italiani più in generale, potranno sfruttare il bagaglio di conoscenze e relazioni, nonché i modelli contrattuali e di business, acquisiti con la positiva esperienza dell’Expo di Milano 2015. Per quanto riguarda, in particolare il Kazakhstan, sono già state avviate le relazioni con i soggetti istituzionali ed i consulenti legali locali al fine di accompagnare gli imprenditori interessati a questa iniziativa, ed a breve si terrà un evento a Milano al fine di promuovere la conoscenza di tale opportunità.
Dell’Iran è noto a tutti l’entusiasmo che ha creato nel 2015 la sospensione delle sanzioni e la prospettiva che tale Paese si possa presto riaffacciare al mercato internazionale per sfruttare a pieno le opportunità di investimento. I settori su cui si intravedono le maggiori opportunità sarebbero l’oil & gas, l’energia, l’automotive, il real estate e le infrastrutture in generale, tutti settori rispetto a cui Cba ha specifico know how qualificato, con team dedicati ed organizzazione per industry, nonché un parterre di clienti e potenziali tali che sarebbero interessati ad affacciarsi a tale mercato. Tuttavia il processo è lento e condizionato da vari fattori tra cui, da un lato, quelli politici come le recenti elezioni Usa, e dall’altro i temi connessi alla finanziabilità dei relativi investimenti. E poi ci sono l’India, che in questo momento è l’economia con uno dei maggiori tassi di sviluppo al mondo, e i Paesi dell’Asean, con un mercato delle infrastrutture in forte espansione. Al fine di monitorare meglio un mercato così ampio e complesso è stata costituita all’interno dello studio una task force di professionisti coordinati direttamente dal managing partner Angelo Bonissoni - e di cui fanno parte Chiara Chiosi, Ornella Di Benedetto, Leonardo Reggio, Giuseppe Serranò - con il compito di monitorare e promuovere iniziative e mantenere le relazioni con i vari contatti in ciascuna area di riferimento.

Oltre alla strategia internazionale, su cosa state concentrando l'offerta?
Negli ultimi anni Cba si è focalizzato sulle operazioni straordinarie. Il percorso intrapreso dallo studio ha attratto professionisti con una visione, una cultura professionale e una pratica professionale compatibili alla nostra; tra questi, Luca Fabbrini, Paolo Carrière, Matteo Bascelli, Fabrizio Magrì, Daniela Viaggio, Elena Beccegato e, ultimo, Michele Citarella.
In un mercato in cui i servizi legali tendono a essere fruiti sempre più velocemente come commodity, abbiamo ritenuto di offrire al cliente un servizio a maggior valore aggiunto grazie alla nostra organizzazione per industry. Si consideri ad esempio il mondo bancario: la conoscenza approfondita di questo settore ci ha consentito di proporre a un nostro cliente, Idea Capital, di creare un fondo di investimento in crediti deteriorati (Idea Ccr), uno dei fondi con la struttura più innovativa in quanto permette alle banche da una parte di conseguire taluni effetti sul bilancio, Rwa e patrimonio di vigilanza e dall'altra di realizzare un miglioramento della qualità dei propri asset.
Altre industry in cui lo studio è particolarmente presente sono l’energia e l’immobiliare, in particolare i fondi immobiliari. Nel settore dell’energia, stiamo assistendo vari primari operatori in vari settori, dal project finance (Enel Green Power e Seci, in una delle poche operazioni di questo tipo attualmente sul mercato: una centrale a biomasse in Sardegna) al corporate (Snam, negli accordi con alcuni distributori di carburanti per la distribuzione di gas naturale presso 300 stazioni di servizio stradali e autostradali), al contenzioso (Marseglia e Unigrà, i più importanti produttori italiani di elettricità da biomasse, nel contenzioso con il Gse) all’m&a (Enel, nella dismissione delle attività di factoring), per citare i prevalenti. 

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