Casi di studio

CBA: QUALE FUTURO?

Bonissoni: «L'attuale struttura dello studio è funzionale al raggiungimento degli obiettivi di redditività»

09-01-2013

CBA: QUALE FUTURO?

Sono già alcuni mesi che se ne parla. Cba è alle prese con la ricomposizione degli equilibri interni, alla ricerca di una strategia in grado di sintetizzare al meglio la compresenza delle sue due anime (tax e legal) e di massimizzare il ppp (profit per partner) dello "zoccolo duro" dello studio. Un progetto, quello dello studio, che ha messo a dura prova gli equilibri tra la sede milanese, dove viene gestito il suo core business, e quelle periferiche di Padova e Roma.

La nascita di Legalitax, annunciata oggi, sembrerebbe un ulteriore segnale di questa crisi. La nuova realtà, oltre ad assorbire quasi un terzo di professionisti usciti nel corso degli ultimi due anni da Cba, avrà come mercati di riferimento proprio Roma e Padova, le due sedi in cui erano state avvertire divergenze di fondo sulla strategia intrapresa dallo studio. In Cba, invece, rimangono 120 professionisti, di cui solo una ventina di partner, divisi nelle quattro sedi di Milano (con 12 soci e 60 professionisti), Roma (con 4 soci e 20 professionisti), Padova-Venezia (con 2 soci e 18 professionisti) e Monaco (con 2 soci e 10 professionisti).


Interpellato da TopLegal sullo spin off e sulla nascita di Legalitax, Angelo Bonissoni (in foto), managing partner di Cba, ha commentato «L'attuale struttura di competenze dello studio risulta funzionale al posizionamento voluto sul mercato e al raggiungimento degli obiettivi strategici di redditività che, in sintesi, si possono rappresentare nel concetto "dai volumi ai margini"».

Sembra, quindi, sicuro della strada intrapresa Bonissoni, che nel corso dell'anno scorso ha più volte rimarcato che il vento rinnovatore era destinato a soffiare sull'insegna. La strategia intrapresa nell'ultimo biennio da Cba è stata una scelta di governance che ha puntato in direzione di un forte ridimensionamento, portando a una progressiva stretta all'equity. E alzando sempre più l'asticella per accedervi: l'optimum è un fatturato di 1 milione di euro l'anno e una marginalità del 60%. Vale a dire professionisti in grado di fare entrare in cassa 600mila euro l'anno, al netto dei costi di struttura.

L'asticella "sine qua non", invece, è di 800mila euro, con una marginalità del 50%. Con meno di 400mila euro, quindi, è escluso l'accesso alla partnership. A chi non rientra in questi parametri due scelte: ridefinire lo status, uscendo dall'equity e collaborando con lo studio come of counsel, o lasciare l'insegna. Questi requisiti, naturalmente, riguardano tanto i legali quanto i commercialisti. Ed entrambe le anime dello studio hanno mostrato di non condividere la strada intrapresa, forse anche a causa della difficoltà a raggiungere una simile parcellazione oraria in tempi di crisi e di gare al ribasso. Sono in tanti ad aver imboccato l'uscio. 


La prima avvisaglia forte di questa migrazione risale a maggio 2011, quando Claudio Giordano - fautore e padre nel 2009 della nascita di Cba dalla fusione dello studio legale e tributario Cba con lo studio associato Lca di Padova - lasciava la sua creatura, entrando come of counsel in Withers. Quella di Giordano, però, non è stata una defezione isolata. Nel 2011 sono usciti: Aldo Lopez e il suo team di amministrativisti, composto da Roberta D'Apolito e Ida Raimondo, per entrare a far parte di Tonucci & partners; Fabrizio Colonna per Lca Lega Colucci; Luca Nicodemi per  la società di revisione Bdo; Katja Besseghini e Giuseppina Staropoli, insieme all'associate Ruggero De Simone, per la boutique milanese fondata da Eva Maschietto e Massimo Maggiore (ex Ashurst); Federica Paiella e Alessandro Manias per Russo De Rosa Associati; Paola Perego per Raynaud and partners. 

E le uscite sono proseguite anche nel corso del 2012, che si è aperto a gennaio con l'addio di Matteo Castioni, entrato in qualità di socio nella sede di Verona di Macchi di Cellere Gangemi con l'associate Michela Zanetti. Sempre Macchi mette a segno il lateral di un altro socio Cba, Francesco Piron, e della senior associate Tiziana Sogari. In marzo Fabrizio Capponi, partner della sede romana di Cba, passa a Dla Piper con le due collaboratrici Roberta Moscaroli e Filomena Linzalone. Mentre Claudio Guccione intraprende in giugno una strada diversa: rinuncia alla poltrona di partner Cba per fondare P&I, portando con lui Luca Palatucci, Maria Ferrante, Valentina Serino e Giulio Palazzesi. In luglio altro colpo durissimo arriva dalla sede di Padova, che perde sei soci con tutti i loro team. Si tratta di Nicola Bombassei, Francesco Camilotti, Cristiano Cerchiai,Franco Fabris, Alessandro Polettini e Roberto Salin

Le uscite padovane, in particolare, hanno comportato il depauperamento della compagine tributaria, di cui nella sede veneta di Cba non è rimasto alcun esponente. Se la strategia adottata da Cba, forse, sarà in grado di garantire il raggiungimento degli obiettivi di portafoglio, tutt'altro può dirsi per la scommessa dell'unione tra le anime legal e tax, che sembra ancora tutta da giocare.

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