Scenari

Chi ha paura dei Millennial?

Le nuove generazioni tra pochi anni saranno maggioranza. Collaborative e cyberattive, stanno cambiando il mercato. Ecco perché gli studi hanno bisogno di loro

31-01-2018

Chi ha paura dei Millennial?

Tutti ormai hanno compreso che i Millennial guideranno gli studi e i dipartimenti legali di domani, ma la transizione generazionale che si aspettava da anni sta già iniziando a rendere conto dei suoi effetti. Ogni giorno un Boomer (chi è nato dopo la fine della II Guerra Mondiale) lascia la professione legale e un Millennial ne entra a far parte.

Se n’è accorto anche il Ccbe, la rappresentanza a Bruxelles di tutti i consigli nazionali forensi d’Europa, che lo scorso 25 ottobre ha promosso la Giornata Europea dell’Avvocato, quest’anno dal titolo:“E-volving lawyers - How digital transformation can enrich the relationship between the citizen and the lawyer”. Mentre si allarga sempre di più il novero degli osservatori del mercato internazionale che iniziano a parlare di nuove generazioni: alle direzioni legali popolate sempre più da Millennial, deve infatti rispondere il Millennial lawyer, che accanto a doti di problem solving ha sviluppato anche competenze tecnologiche.

Ecco che il paradigma dello studio di vecchia generazione, strutturato attorno logiche e prassi in contrasto con il modo di approcciarsi alla vita e al lavoro delle nuove leve, trova sempre più difficoltà a rendersi appetibile a direzioni legali dalle età medie sempre più basse, che hanno ribaltato non solo la propria scala di valori, ma anche i criteri di selezione e scelta dei consulenti esterni.


Chi sono i Millennial
Il termine Millennial viene generalmente attribuito a due autori americani, William Strauss e Neil Howe, che lo hanno coniato nel 1987. Benché non ci sia una determinazione ufficiale del periodo in cui limitare l’inizio e la fine di questa generazione, negli anni si è consolidata l’idea che a far parte dei Millennial siano i nati tra l’inizio degli anni ’80 e il 2000. Chiamata anche Generazione Y, segnando una decisa rottura con quella precedente, la decantata Generazione X (nata tra i primi anni ’60 e l’inizio degli anni ‘80), ha per la maggior parte come genitori i Baby Boomer (nati dopo la fine della II Guerra Mondiale) e per nonni i cosiddetti Silent (nati prima del 1945, quelli che hanno vissuto ai tempi di almeno una delle Guerre mondiali). E precede la nuova Generazione Z, che raccoglie i nati nel terzo millennio.

Nonostante l’Italia resti uno dei Paesi del mondo dalla curva demografica più sbilanciata verso l’anzianità, oggi i post-Millennial (Generazione Y e Generazione Z) rappresentano ormai il 35% della popolazione, e in 15 anni saranno maggioranza: secondo le stime nel 2032 raggiungeranno il 51% contro il 49% dei pre-Millennial, per diventare nel 2050 il 73% della popolazione italiana.


Di più, adesso, insieme
Un report di Nielsen pubblicato quest’anno e basato su ricerche condotte tra il 2013 e il 2017 in 63 Paesi su un campione di 30.000 persone suggerisce alcune delle caratteristiche distintive dei Millennial. Il documento si intitola “Millennial: DAI”, acronimo per Di più, Adesso e Insieme. L’istituto di ricerca sottolinea che si tratta di una generazione che vuole più informazioni, più qualità, più sostenibilità, più accessibilità, più alternative. Cresciuti durante il processo di democratizzazione di internet, i Millennial rappresentano la generazione più informata e consapevole di sempre. Non esitano a confrontarsi orizzontalmente tramite i social media e sono molto esigenti: si aspettano che tutte le organizzazioni facciano di più per le persone e per la società. I Millennial sono diventati adulti insieme alla banda larga, quindi sono abituati a pensare e agire velocemente: vanno intercettati nei cinque secondi che impiegano a scrollare la search engine results page. Si aspettano di poter condurre un’esistenza costantemente connessa e wireless, che si tratti di acquistare un prodotto mentre sono per strada, di trovare informazioni nel modo più rapido e conveniente possibile o di lavorare da nomadi digitali dall’altra parte del pianeta. Sono inoltre la generazione del “noi” – espressione di pluralità – per il valore che danno al concetto di community e per le loro capacità di socializzazione. I Millennial sono una generazione collaborativa, democratica, cyberattiva e partecipativa, che apprezza trasparenza e coinvolgimento nei processi. Un identikit molto lontano dalle caratteristiche distintive della Generazione X, sviluppatasi in ambienti severi e gerarchici, ai quali bisognava adattarsi pena l’esclusione dal mercato.

 

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