Clienti sotto pressione: la politica ridefinisce la scelta dei consulenti esterni

Con il Big Law sotto i riflettori, selezionare uno studio legale significa scegliere un posizionamento

22-04-2025

Clienti sotto pressione: la politica ridefinisce la scelta dei consulenti esterni

 

di Marco Michael Di Palma

 

Le pressioni politiche che oggi gravano sul cosiddetto Big Law non rappresentano solo una sfida per gli studi legali. I condizionamenti dell’amministrazione Trump stanno anche trasformando profondamente la valutazione del rischio per i dipartimenti legali interni. Mentre gli studi si trovano sempre più sotto osservazione per le loro reazioni ad azioni esecutive controverse, le aziende ì clienti di questi studi si trovano a fronteggiare un dilemma analogo. Devono restare fedeli ai propri consulenti legali esterni, rischiando però di attirare l’attenzione indesiderata dell’amministrazione?

 

Per molti direttori legali, il problema non è solo una questione di immagine pubblica. Si tratta di rischio operativo. L’interferenza dell’esecutivo ha di fatto pesantemente politicizzato la scelta degli studi legali, aumentando significativamente i rischi per le aziende che decidono di affidarsi a studi percepiti come allineati a una parte politica “scorretta”. In alcuni casi, l’inerzia o la percezione di complicità da parte degli studi Big Law ha costretto i clienti a riconsiderare rapporti consolidati di lunga data.

 

Una lettera aperta firmata in forma anonima da oltre 400 giuristi d’impresa che sta circolando sul web evidenzia due preoccupazioni fondamentali. La prima riguarda la perdita di fiducia nell’indipendenza della professione legale. La seconda, il crescente scetticismo rispetto alla reale disponibilità degli studi a difendere gli interessi di lungo periodo dei clienti, soprattutto quando questi interessi si scontrano con considerazioni di opportunità politica. La lettera segnala un fallimento istituzionale più ampio. Quando gli studi legali scelgono di non opporsi a eccessi del potere esecutivo, i clienti iniziano a domandarsi con quale determinazione quegli stessi studi li difenderanno sotto pressione politica.

 

Gli studi che hanno preso posizione pubblica — opponendosi a ordini esecutivi o difendendo colleghi finiti nel mirino dell’amministrazione — stanno nei fatti dimostrando di essere partner disposti a misurarsi con il potere politico. Per i direttori legali alle prese con questioni politicamente sensibili, questa disponibilità potrebbe ormai rappresentare una condizione imprescindibile per l’ingaggio.

 

Tuttavia, il percorso non è privo di complessità. La fedeltà dei clienti potrebbe essere messa alla prova, ma la sostituzione di relazioni consolidate non è priva di attriti. L’inserimento di un nuovo studio comporta costi, sia economici che strategici, potenzialmente elevati. E anche in quel caso, non vi è alcuna garanzia che i nuovi consulenti esterni non finiscano per trovarsi nelle stesse mire politiche in futuro. Inoltre, se da un lato è opinione diffusa che gli studi percepiti come troppo vicini all’amministrazione possano perdere pregio e attrattività presso alcuni clienti, altri —soprattutto quelli impegnati in attività con forti interfacce governative — potrebbero considerare tale allineamento come un vantaggio competitivo.

 

È evidente che i general counsel oltre l’Atlantico si trovano oggi a dover considerare variabili nuove e spesso scomode nel processo di selezione degli studi legali.

 

L’articolo è tratto dalla TopLegal Digital di aprile 2025 – n. 6. Registrati / accedi al tuo profilo per sfogliarla gratuitamente


TOPLEGAL DIGITAL

Scopri TopLegal Digital, nuova panoramica sull’attualità del mondo legal, finance e aziendale

 

Sfoglia la tua rivista gratuitamente


TopLegal Digital
ENTRA