Il Consiglio Nazionale Forense ha proposto un intervento normativo col fine di tutelare l’equo compenso degli avvocati nei rapporti contrattuali con altri operatori economici. Nel mirino del Cnf ci sono innanzitutto le grandi imprese ma anche altri professionisti e società tra professionisti ed enti pubblici.
In sintesi la proposta di legge prevede l'istituzione presso il Ministero della giustizia di una commissione per la valutazione dell'equo compenso nella professione forense nei casi di contratti con quelli che sono stati definiti "clienti forti”, formata da rappresentanti istituzionali e del mondo produttivo, individuando, inoltre, gli operatori economici in grado di garantirne il rispetto dandone adeguata pubblicità.
Secondo il Cfn, infatti, «la verifica dei contenuti di numerose convenzioni che i “grandi committenti”, clienti forti come banche e assicurazioni, propongono ai professionisti legali per lo svolgimento di attività di consulenza e/o di rappresentanza in giudizio, ha fatto emergere la presenza di clausole “capestro”, di natura abusiva nella misura in cui non rispettano la proporzione tra il compenso previsto e la quantità e la qualità del lavoro svolto dal legale su mandato della impresa».
Per la compilazione del documento, hanno fatto da riferimento legislativo la legge che ha istituito l’equo compenso per i giornalisti e l'applicazione da parte della giurisprudenza del principio di abuso di posizione economica, originariamente previsto dalla legge di disciplina della subfornitura.
Sul fronte contrattuale, sono considerate nulle le clausole che prevedano condizioni contrattuali contrarie all’equo compenso; la proposta definisce inoltre le tipologie di clausole ritenute abusive in quanto realizzano un eccessivo squilibrio contrattuale tra le parti in favore del committente.
Professione avvocato