di Francesca Lai
Il settore italiano delle rinnovabili si trova a un bivio: da un lato, le nuove normative rappresentano un freno per chi ha già avviato progetti o pianificato investimenti; dall’altro, vi è la speranza che soluzioni come l'agrivoltaico e la futura definizione degli incentivi possano offrire nuove opportunità.
Lo scenario attuale è l’esito di profonde trasformazioni in ambito normativo, che stanno generando non poche preoccupazioni tra gli operatori. Recenti modifiche legislative, tra cui il divieto di installare impianti fotovoltaici sui terreni agricoli, stanno, infatti, incidendo significativamente sulle prospettive future del mercato dell’energia. Per Massimo Colicchia, partner di Todarello ed esperto di energia e diritto ambientale, «attualmente il settore sta vivendo una vera e propria rivoluzione copernicana».
In particolare, una delle misure che ha destato maggiori preoccupazioni è il divieto di installare impianti fotovoltaici sui terreni agricoli, introdotto dal c.d. Decreto Agricoltura. «Questo ha segnato un netto cambiamento rispetto alla normativa precedente, che prevedeva la piena compatibilità tra attività agricola e fonti rinnovabili, come stabilito dal Decreto legislativo 387/2003», evidenzia Colicchia.
La misura ha suscitato sconcerto e disapprovazione tra gli operatori che avevano impostato le proprie strategie imprenditoriali considerando le aree agricole come compatibili. Sebbene sia prevista una disposizione transitoria per i progetti già avviati a cui il divieto non si applica, non è stato tutelato chi, pur non avendo avviato le procedure autorizzatorie, aveva sostenuto investimenti anche ingenti, come l’acquisto dei terreni. «Le conseguenze sono importanti, perché, oltre a limitare notevolmente la progettualità, hanno un impatto psicologico in termini di sfiducia nel cotesto normativo», sottolinea Colicchia.
Una possibilità interessante di sviluppo, secondo il partner di Todarello, potrebbe essere quella dell'agrivoltaico, un sistema che integra la produzione di energia solare con l'uso agricolo dei terreni. Modello innovativo che permette di conciliare la coltivazione e la produzione di energia, l'agrivoltaico attualmente non è escluso dal D.L. Agricoltura (sebbene vi siano dubbi sul c.d. agrivoltaico base). «Se ben implementato, potrebbe rappresentare un contemperamento del divieto, consentendo alle aziende agricole di continuare a operare ed agli operatori di realizzare gli impianti sul suolo agricolo», dice Colicchia.
Un altro aspetto cruciale riguarda l’attuazione del sistema delle aree idonee per la realizzazione di impianti fotovoltaici, previsto dal D.Lgs. 199/2021. Tuttavia, con le nuove modifiche introdotte dal D.L. Agricoltura, il quadro si è notevolmente ristretto. «La legge del 2021 aveva individuato una serie di aree idonee per la costruzione di impianti fotovoltaici, anche in area agricola (cd. solar belt). Il D.L. Agricoltura ha però ridotto significativamente queste aree, eliminando la fascia di 500 metri dalle aree industriali, ed escludendo le aree soggette a bonifica», spiega Colicchia.
A valle dell’entrata in vigore del Decreto Aree Idonee «alcune regioni, come la Sardegna, hanno già manifestato di voler adottare posizioni molto restrittive, individuando come idonea solo una minima parte del territorio regionale». Questi cambiamenti non hanno solo un impatto sugli impianti futuri, ma anche su quelli già in fase di realizzazione, aprendo inevitabilmente la strada a defatiganti contenziosi. «Il rischio di incostituzionalità di previsioni retroattive o dello stesso D.L. Agricoltura è concreto e la lunghezza e complessità dei relativi giudizi potrebbe causare seri danni al settore, vanificando, nel medio termine, gli obiettivi di decarbonizzazione richiesti dall’Unione Europea», avverte Colicchia.
A queste incertezze si aggiunge anche la nuova disciplina per le autorizzazioni degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, attualmente in fase di approvazione. Il testo all’esame del Parlamento non ha ricevuto un'accoglienza positiva tra gli operatori. «La nuova disciplina sembra fare alcuni passi indietro rispetto al percorso di semplificazione che avevamo raggiunto negli ultimi anni. Questo è particolarmente preoccupante, dato che, al contrario, sarebbe necessario snellire i processi autorizzativi per sostenere l'espansione delle rinnovabili», osserva Colicchia.
Nonostante le difficoltà riscontrate, il partner di Todarello rimane fiducioso: «Tutto dipenderà non solo dalla chiarezza delle norme future, ma anche dalle modalità applicative delle stesse, anche da parte dei giudici».
In questo contesto, un altro elemento chiave sarà la definizione del nuovo sistema di incentivi per gli impianti rinnovabili, ancora in fase di elaborazione. «Il nuovo sistema Fer X, che dovrebbe fornire il quadro incentivante per i prossimi anni, è fondamentale per dare stabilità agli investimenti futuri. Tuttavia, finché non sarà definitivamente approvato, sarà difficile per gli operatori pianificare con sicurezza», afferma.
Pensando al futuro del settore delle energie rinnovabili, anche l'Italia ha grandi potenzialità ma «è essenziale che il legislatore agisca rapidamente per chiarire le regole e garantire un quadro normativo stabile. Solo così potremo attrarre investimenti e accelerare la transizione energetica, contribuendo agli obiettivi climatici europei», conclude Colicchia. Arrivati al bivio è quindi impossibile sbagliare la strada da seguire: portare il legislatore a sviluppare un quadro normativo che si stabilizzi, garantisca certezze a lungo termine e guidi la transizione verso un futuro energetico più sostenibile.
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