di Daniel Bulla*
C’è competizione tra i membri del team? I risultati vengono premiati? Gli errori vengono criticati singolarmente oppure davanti agli altri? La risposta è molto semplice: esistono delle indicazioni, ma non esiste una ricetta universale da seguire nel processo di costruzione del proprio gruppo di lavoro. Questo perché ogni team ha delle peculiarità che lo rendono unico da un punto di vista relazionale e umano.
La ricerca in psicologia sociale negli ultimi anni ci ha dato, comunque, qualche indicazione utile: l’importanza di costruire relazioni basate sul reciproco sostegno e aiuto e le regole psicologiche che portano a scegliere i soggetti che potranno stabilire migliori alleanze tra loro (il tema sarà trattato al Master in Non-Technical Skills per le professioni legali, organizzato da TopLegal in collaborazione con Lyceum, in programma dal 22 maggio al 19 giugno 2021, ndr).
Avere un sostenitore, infatti, è sempre conveniente. In ambito professionale diviene addirittura fondamentale. Se per un attimo ci si guarda intorno, viene automatico chiedersi: di chi mi posso fidare? Chi potrebbe sostenermi in questo momento se ne avessi la necessità? Da sempre l'essere umano cerca il sostegno: è una funzione evolutiva, che in passato ha aumentato la percentuale di sopravvivenza dei nostri antenati.
Ci sono importanti differenze di genere in questo processo. Lo conferma una ricerca di Christopher Watkins e Benedict Jones ("Competition-related factors directly influence preferences for facial cues of dominance in allies"). Obiettivo dello studio: verificare se esistano o meno delle differenze tra maschi e femmine nel cercarsi l'alleato. Esistono.
Il processo parte dall'analisi dell'espressione facciale dell'altro individuo. I maschi tendono a cercarsi alleati dello stesso sesso, che attraverso il viso trasmettano robustezza e solidità, soprattutto per garantirsi una sorta di backup in caso di guerre future.
Meglio avere un paio di energumeni per amici, non si sa mai. Le femmine invece preferiscono trovare alleati (maschi o femmine) i cui volti suggeriscano la presenza di un probabile supporto emotivo in caso di bisogno. Meglio avere un paio di psicologi per amici, non si sa mai.
Ma quali sono le implicazioni pratiche di questa ricerca? Nel momento in cui siamo chiamati a costruire un team non si può tenere conto solo delle capacità tecniche dei singoli componenti. Ogni individuo dovrebbe amalgamarsi il più possibile all'interno del gruppo. Quindi è necessario valutare attentamente la personalità dei membri del team: lo stesso individuo può stare benissimo in un gruppo, ma creare problemi in un altro.
Senza trascurare le dinamiche collegate al leader del gruppo. Se il team è gestito da una persona di sesso maschile, con un carattere forte e deciso, questi tenderà a scegliersi un alleato maschio dall'aspetto dominante, se in passato lui e il suo team hanno collezionato delle sconfitte.
Oppure un alleato maschio con un aspetto non dominante, soprattutto se il leader è un individuo vincente che teme i competitor intra-gruppo. Nel caso di un leader donna, non ci sono preferenze di genere nella scelta dell’alleato, ma la scelta è probabile ricada su individui con un viso che trasmette vicinanza e supporto emotivo, quindi senza un aspetto dominante.
* Psicologo, psicoterapeuta specializzato in terapia cognitivo- comportamentale, consulente in ambito aziendale e clinico
L'articolo è un estratto del servizio "Come costruire un team" dedicato alla gestione delle risorse umane all'interno di uno studio professionale, pubblicato su TopLegal Review, nr. dicembre/gennaio 2021, disponibile anche su E-edicola.
Guarda su TopLegal Plus la prima puntata, dedicata all'introduzione alle capacità non tecniche e alla leadership.
CAPACITÁ NON TECNICHE: LA MOTIVAZIONE