Fisco

Compliance preventiva, la ricetta antirischio

Massimiano, partner di Maisto: «Il ruling internazionale in materia di transfer pricing è lo strumento sicuramente più efficacie per eliminare una delle aree di rischio più rilevanti per i gruppi multinazionali»

13-03-2017

Compliance preventiva, la ricetta antirischio

Lo scorso gennaio l'Agenzia delle entrate ha diramato un comunicato stampa nel quale ha dato notizia della conclusione del primo interpello nuovi investimenti, pubblicando contestualmente una risoluzione con il testo della risposta. A ottenere la prima risposta all’interpello sui nuovi investimenti è stato lo studio Maisto, che ha assistito un gruppo multinazionale che sta effettuando rilevanti investimenti in Italia con un team guidato dai soci Guglielmo Maisto, Aurelio Massimiano e Andrea Parolini, coadiuvati dagli associati Giorgia Zanetti e Andrea Rottoli.

L'istituto dell’interpello sui nuovi investimenti, introdotto dal decreto legislativo “per la crescita e l’internazionalizzazione delle imprese” approvato nel settembre 2015, consente, tra l'altro, di ottenere una valutazione preventiva sull’assenza in Italia di una stabile organizzazione di società estere, permettendo all'investitore di eliminare un'area di incertezza dalla quale possono scaturire significative passività. La pubblicazione del primo interpello rappresenta, quindi, senza dubbio un passo importante per la modernizzazione del paese e la creazione di un’amministrazione finanziaria in grado di competere in Europa ed attrarre investimenti in Italia. Ma non è l’unico passo fatto in questi anni dal Governo Renzi, che ha introdotto tutta una serie di strumenti che hanno radicalmente mutato il rapporto tra l’amministrazione finanziaria e contribuente. TopLegal ha esaminato alcune delle principali novità a vantaggio delle imprese con Aurelio Massimiano (in foto), partner dello studio Maisto.
 
Durante gli anni del governo Renzi hanno visto la luce una serie di strumenti di cooperazione tra fisco e contribuente. In che modo oggi le aziende posso stabilire con il fisco una relazione basata su una maggiore fiducia e collaborazione?

Il rapporto fisco contribuente sta sicuramente cambiando. Storicamente l’unico strumento per dialogare con l’amministrazione finanziaria era l’interpello disciplinato dallo statuto dei diritti del contribuente, il cui utilizzo è però limitato a dubbi interpretativi concernenti la normativa tributaria, limitatamente ai casi in cui questa sia obiettivamente incerta. Il primo vero strumento di dialogo su tematiche più operative è stato il ruling internazionale in materia di transfer pricing, attivato di fatto nel 2005 e il cui successo appare evidente se si considera il numero di gruppi multinazionali che hanno aderito all’istituto. Negli anni del governo Renzi hanno visto la luce nuovi strumenti di dialogo preventivo, quale per l’appunto l’interpello nuovi investimenti. Inoltre sono stati introdotti i nuovi interpelli qualificatori che concernono l’applicazione della normativa a casi concreti, è finalmente stato attivato l’istituto della cooperative compliance e sono stati rimodernati strumenti esistenti quali gli interpelli interpretativi ed il ruling internazionale. 

 
Da anni si parla di rendere più attrattivo il Paese per gli investitori esteri. Oggi in quale modo è consentito effettivamente?

I nuovi strumenti rappresentano sicuramente un passo in avanti per l’attrazione degli investitori ma non sono sufficienti in quanto è necessario ricostruire un rapporto di piena fiducia tra fisco e contribuenti dopo anni di contrapposizione che hanno spesso riguardato anche gruppi multinazionali non italiani. In tale ottica si inserisce la nuova convenzione stipulata tra l’Agenzia delle Entrate ed il Ministero dell’Economia per il triennio 2016-2019 che mira ad orientare maggiormente l’azione dell’Agenzia verso la compliance fiscale, dando non più solo obiettivi di gettito dal recupero dell’evasione ma anche obiettivi “qualitativi” legati ad esempio all’incremento di nuove istanze di ruling internazionale, di adesioni all’istituto della cooperative compliance e di risposte ad istanze di interpello prima della scadenza (la convenzione fissa come obiettivo il termine di 80 giorni dalla data di ricezione dell’istanza).  
 
Quando si tratta di spesa legale, è risaputo che una delle principali voci di costo per le aziende è il contenzioso. Tanto che le aziende stanno investendo molto in tema di gestione del rischio, anche fiscale. Secondo voi, come è possibile utilizzare al meglio gli strumenti riformati o introdotti dal governo Renzi per ridurre al minimo il pericolo di contenziosi?

Il ricorso agli istituti di confronto preventivo è l’unica modalità realmente efficacie per ridurre al minimo il pericolo di contenziosi tributari, con i connessi costi economici, penali e reputazioni che essi comportano. Il ruling internazionale in materia di transfer pricing è lo strumento sicuramente più efficacie per eliminare una delle aree di rischio più rilevanti per i gruppi multinazionali in quanto legata ad aspetti valutativi che per definizione sono soggettivi e pertanto facilmente suscettibili di contestazioni. Il trend dovrà essere quello di ricorrere sempre più spesso a ruling bilaterali o multilaterali al fine di eliminare i rischi non solo in Italia ma in tutte le giurisdizioni coinvolte.
L’interpello nuovi investimenti è un nuovo strumento che consente di discutere preventivamente altre aree diverse da transfer pricing ma non meno rilevanti prima fra tutti l’esistenza o meno di una stabile organizzazione, con funzionari preparati tecnicamente ed aperti al confronto.  
La trasparenza da parte del contribuente che si approccia a istituti di compliance preventiva è un requisito fondamentale e necessario a creare un rapporto di fiducia reciproca.

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Maisto GuglielmoMaisto, AurelioMassimiano, AndreaParolini, GiorgiaZanetti, AndreaRottoli Agenzia delle Entrate


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