CORPORATE GOVERNANCE NEL MIRINO DELLA LEGGE

01-03-2012

CORPORATE GOVERNANCE NEL MIRINO DELLA LEGGE

Il green paper della commissione europea, il nuovo codice di autodisciplina di Borsa italiana, la nuova disciplina Consob sulla remunerazione degli amministratori, l'articolo 36 del Decreto Salva Italia. In questi ultimi mesi la struttura e le regole che, finora, hanno codificato la composizione e la struttura dei board all'interno delle società, sono state oggetto di numerosi cambiamenti. Per cui si è cercato di porre rimedio a meccanismi poco chiari che avrebbero potuto causare nuovi scompensi all'interno delle aziende. Ma non tutti i cambiamenti sono stati accolti con favore e alcuni punti restano ancora poco chiari. La sensazione di un terremoto in arrivo ha caratterizzato la due giorni organizzata dall'Organismo di ricerca Giuridico Economica, focalizzato proprio su "Le novità della Corporate Governance". A Milano, il 28 e ieri 29 febbraio, c’era una buona fetta del mondo legale italiano a riflettere sui temi più caldi, assieme al mondo delle istituzioni, della finanza e delle professioni.

Tra i legali, lo spauracchio più concreto è quello dell’articolo 36, quello che imporrà uno stop ai doppi incarichi nei consigli di amministrazione e negli organi di sorveglianza. Secondo quanto raccolto da TopLegal, ancora c’è molta confusione in merito. Nel senso che la preoccupazione è accompagnata dalla speranza – molto italiana - che si profilino scappatoie all’orizzonte, prima di una sua severa applicazione

C’è poi la questione bollente delle remunerazioni dei manager, su cui è imposta maggiore trasparenza già dalle prossime assemblee. Anche questo è un tema che darà da pensare, e lavorare, a stuoli di team legali.
 
In generale, sembra profilarsi la necessità di un integrale ripensamento dei consigli di amministrazione e dei loro componenti.
Ad aprire i lavori  Piergaetano Marchetti (in foto), presidente di Rcs e professore ordinario di diritto commerciale all'Università Commerciale L.Bocconi, che nell'introdurre il green paper della commissione europea ha voluto puntualizzare che: «La finalità non è quella di preparare un codice ma di raccogliere idee da mettere insieme, porre una serie di questioni».
«Su alcuni punti», precisa poi Antonio Matonti di Confindustria, «sono stati fatti passi avanti nel funzionamento del consiglio, ma sono stati tralasciati altri aspetti, come quello, per esempio, di rafforzare il ruolo degli amministratori minori». Rincara la dose Francesco Chiappetta, Chairman del Working Group on Company Law and Corporate Governance di Business Europe: «Nel green paper manca un fil rouge, è un collage di diversi temi, tutti importanti».
 
In merito al codice di autodisciplina, la crisi ha messo anche gli istituti di credito, le banche, di fronte a pesanti fattori di rischio che hanno condotto ad una riflessione interna sulla corporate governance, ha commentato Bruna Szego di Banca d'Italia. «La corporate governance, dal punto di vista bancario, è presa in considerazione da una serie di iniziative. Le banche, infatti, nel periodo pre crisi, si sono trovate nell'incapacità dei board di intuire i rischi a cui l'istituto era esposto, mentre tema fondamentale è che proprio il board deve essere in grado di definire il rischio».




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