Parla McDermott

CORRUZIONE, FA PAURA IL REATO ESTERO

29-06-2012

CORRUZIONE, FA PAURA IL REATO ESTERO

Tangenti, regali, cene pagate, poca trasparenza. In una parola corruzione.
Termine che spaventa,  non poco, le aziende italiane che, ultimamente, hanno aumentato il loro tasso di attenzione sul tema. Per questo McDermott Will & Emery  ha deciso di organizzare un seminario per affrontare la tematica mettendo a confronto le tre giurisdizioni: Italia, Usa, e Uk.
 
«Ogni volta che si ha a che fare con la pubblica amministrazione in qualsiasi parte del mondo - afferma Veronica Pinotti, Partner di McDermott - ad esempio perché si partecipa ad una gara d'appalto o si richiedono autorizzazioni regolatorie o antitrust per fare accordi o costituire una joint venture, le aziende ed i loro advisor devono rispettare criteri rigorosi di compliance della normativa anti-corruzione a livello internazionale». E mentre noi aspettiamo il passaggio al Senato del ddl anticorruzione, approvato dalla Camera lo scorso 14 giugno, a livello internazionale la Bribery act inglese, entrata in vigore lo scorso anno, e l'Fcpa (Foreign Corrupt Practices Act) statunitense tengono sulle spine le aziende di tutto il mondo.
 
La tematica della corruzione è di nuovo tornata in auge per effetto delle recenti indagini che hanno coinvolto Eni, su vicende in Kazakhstan, per effetto della legge 231 del 2001. Anche a seguito di questa indagine, molte società hanno deciso di sollevare la cornetta e chiamare a rapporto i propri legali per saperne di più. Tra i settori più "coinvolti" dalla problematica corruzione ci sono: l'energy, l'healthcare, le telecomunicazioni e i servizi finanziari. «Il problema - spiega Carla Manduchi - Of Counsel Esterna di McDermott - è che le aziende italiane, adesso, devono non solo adeguarsi alla normativa italiana, improntata al principio di territorialità, ma tenere d'occhio anche le altre legislazioni - governate dal principio di extraterritorialità - se hanno un qualsiasi collegamento con UK e USA, per non correre il rischio di trovarsi sottoposte a due procedimenti».

Del resto le sanzioni sono molto salate e anche il rischio del carcere è dietro l'angolo.  Non è, però, solo un problema di reato, ma anche reputazionale. «La normativa internazionale considera il fatto corruttivo non solo come evento di punibilità della persona, ma anche come fatto che contrasta con il principio di una corretta libera concorrenza tra le imprese e quindi prevede l'applicazione di rilevanti sanzioni amministrative - spiega Massimo Trentino, Managing Partner di McDermott -. Anche per questo, sempre più aziende chiedono consulenza». Del resto, «la compliance non è un optional - conclude Obiamaka Madubuko, Co-Chair, FCPA & International Anti-Corruption Practice di McDermott Usa -. La miglior difesa è proprio quella di avere un ottimo sistema di compliance all'interno dell'azienda».
 



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McDermott Will & Emery VeronicaPinotti, MassimoTrentino, CarlaManduchi, ObiamakaMadubuko


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