General counsel

Cosa cercano i cfo? Una partnership costruttiva

Roberto Mannozzi, presidente di Andaf, sottolinea la necessità di trasformare il costo dei servizi legali in valore strategico

18-10-2019

Cosa cercano i cfo? Una partnership costruttiva

 

La strada è segnata: lo studio legale deve diventare un'azienda. Un'offerta multidisciplinare e capacità di rivelarsi un partner affidabile di una grande impresa all'interno di un accordo quadro, sono i fattori che tracceranno una linea tra vincitori e vinti nei prossimi anni in questo settore.

A pensarla così è Roberto Mannozzi (in foto), direttore centrale amministrazione, bilancio, fiscale e controllo di Ferrovie dello Stato e presidente di Andaf, l’associazione dei cfo italiani, che presiederà il 42esimo congresso nazionale dell’associazione a Matera il 25 e 26 ottobre. La sua è un'opinione da tenere in considerazione per chi opera nel mercato legale. Il motivo è presto detto: oltre ai general counsel, con cui gli studi legali di norma si interfacciano, Mannozzi ricorda infatti che «a tenere i cordoni della borsa alla fine sono i cfo» e che «la consulenza legale è un costo per l’azienda, che va quindi ben monitorato e valutato».

Un costo che però, a fronte di un servizio di alto valore aggiunto e strategico, può tramutarsi in un investimento sul medio periodo. «Le procedure aziendali prevedono infatti che il cfo monitori i costi dell’azienda e la consulenza legale rientra tra questi oneri. Nella vita delle imprese è ormai prassi quella di avere procedure per un puntuale controllo dei costi e in questo la collaborazione e la trasparenza da parte di tutti gli attori coinvolti è fondamentale» spiega a TopLegal Mannozzi.

Il presidente di Andaf ricorda che, per una miglior efficienza dei processi interni, è consigliabile anche in ambito legal «la creazione di accordi quadro per evitare un'eccessiva polverizzazione e dispersione di incarichi, anche perché oggi il consulente legal è visto sempre più in chiave consulenziale e sempre meno come un team di professionisti di supporto generico alle procedure legali di un'azienda».

«In una realtà in cui le norme di compliance proliferano e circondano le aziende sempre di più, è diventato necessario, per non dire vitale – prosegue Mannozzi – realizzare una partnership costruttiva e una intelligente collaborazione tra i responsabili delle varie direzioni e dipartimenti all’interno dell’impresa, fra i quali anche il cfo e il general counsel, per poter attuare in concreto un modello di governance integrato ed efficiente di quei processi che guardano in particolare al sistema di controllo interno e di gestione dei rischi. Venendo poi nello specifico ai processi legal e, fra questi, alle classiche attività di routine rappresentate dal supporto legale sui contenziosi, è importante costruire meccanismi ferrei in azienda per evitare, ad esempio, che i processi di affidamento all’esterno non portino a risultato e durino più del dovuto, attraverso appunto un puntuale monitoraggio dei costi e procedure congiunte tra cfo e general counsel».

Un punto di debolezza di molte imprese, secondo Mannozzi, è infatti il continuo ricorso all’outsourcing. «È anche utile che le direzioni legali si chiedano periodicamente se non sia opportuno limitare l'affidamento all'esterno del supporto alle attività strategiche e qualitative, facendo insourcing soprattutto dei processi di routine. Tutto ciò evidentemente salvo che questi ultimi non pesino così tanto da assorbire pressoché totalmente le risorse interne. Ma comunque, prima di richiedere supporto all'esterno, vale sempre la pena di valutare se non ci siano delle competenze interne pronte ad assolvere, almeno in parte, quelle mansioni».

Parlando dell'evoluzione dell'offerta legale, Mannozzi riconosce che «gli studi sono molto cresciuti sul fronte della qualità dei servizi per dare supporto strategico e lo studio rimasto fermo agli schemi di 20 anni fa ha certamente perso il senso del mercato».

«Il mercato - sottolinea Mannozzi - chiede agli studi oggi una dimensione da azienda, intesa come flessibilità, internazionalità e network, conoscenza dei business e capacità organizzativa, per poter rispondere a tutto tondo, e con le dovute qualità e velocità di interlocuzione, alle esigenze dei clienti. Le partnership più frequenti e feconde sono senz'altro quelle di supporto all'azienda nell'affrontare le operazioni di M&a, ma sta crescendo notevolmente l'esigenza di avere a fianco esperti di tematiche connesse alla gestione del rischio e, più in generale, di compliance che sappiano affiancare le aziende sul fronte delle normative riferite, per esempio, alla privacy o all'anti-bribery & corruption».

«Certo, la concorrenza è cresciuta molto, anche nel mondo dell'advisory legale, e sul mercato si vedono sempre più sia gli studi multidisciplinari che le cosiddette boutique ed è bene che ci siano entrambi. In alcuni casi è più utile la boutique per gestire ambiti più specialistici e di nicchia, mentre l'offerta multidisciplinare è più facile che rientri, dopo una fase di selezione competitiva, all’interno di un accordo quadro con cui gestire su più anni quelle che sono le richieste aziendali ricorrenti in ambito legale, evitando così un eccessivo numero di procedure di affidamento» conclude Mannozzi.


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