CRAC PARMALAT: I PENALISTI FESTEGGIANO LA VITTORIA DELLE BANCHE

Iannaccone e Alleva si abbracciano dopo la lettura della sentenza che assolve i funzionari di 4 istituti stranieri

18-04-2011

CRAC PARMALAT: I PENALISTI FESTEGGIANO LA VITTORIA DELLE BANCHE

«Questa sentenza è la prova maggiore che la giustizia in Italia esiste e funziona e che per non essere condannati basta non commettere i reati». A parlare è il penalista Giuseppe Iannaccone, che oggi festeggia la vittoria del suo assistito Marco Pracca, uno dei massimi dirigenti di Deutsche Bank, assolto oggi dall'accusa di aggiotaggio nella vicenda del crac Parmalat, dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Gabriella Manfrini. Insieme a Pracca sono state assolte altre tre banche straniere (Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup) e cinque loro funzionari “per non aver commesso il fatto” o perché “il fatto non sussiste”.

La procura di Milano con i pm Eugenio Fusco, Carlo Nocerino e il procuratore aggiunto Francesco Greco, aveva chiesto la condanna dei manager e delle banche imputate in virtù della legge 231 sulla responsabilità di enti giuridici per il ruolo che hanno avuto nella vicenda. In particolare a Citigroup, difesa da Nerio Diodà, era stata chiesta una confisca di 70 milioni di euro, a Bank of America, assistita da Riccardo Olivo, di 30 milioni, a Morgan Stanley, difesa da Paola Severino, di 5,9 milioni e a Deutsche Bank, seguita da Francesco Isolabella, di 14 milioni. Per i dirigenti erano state chieste condanne che da un anno a un anno e 4 mesi, con la concessione delle attenuanti generiche perché incensurati. Si tratta di Carlo Pagliani e Paolo Basso (entrambi di Morgan Stanley), Marco Pracca e Tommaso Zibordi (difesi rispettivamente da Iannaccone e Guido Alleva) e Paolo Botta (difeso da Paolo Tosoni).
Nel pool di difensori di Citibank anche Fabio Guastadisegni, partner di Clifford Chance, quale responsabile civile nel procedimento, con un team composto dal senior associate Antonio Golino e dagli avvocati Anna Dalla Valle e Pasquale Grella.

Dopo la lettura della sentenza, prima in aula si è sentito un brusio poi è scoppiata la gioia dei legali. Fuori dall'aula, gremita di persone, si sono abbracciati Iannaccone e Alleva esclamando, «non è successo niente». Spiega Iannaccone: «Qualcuno ha ironizzato sul gesto, ma eravamo davvero felici, perché abbiamo vinto dopo un grande impegno, quindi era naturale la nostra gioia. Il giudice con grande equilibrio e indipendenza ha riconosciuto la totale estraneità dei dirigenti delle banche che non hanno commesso nessun fatto illecito, ma hanno offerto prodotti standard di mercato».

Anche l'avvocato Diodà esprime stima nei confronti del collegio giudicante e dell'accusa: «Abbiamo avuto una procura che ha portato tutti gli elementi possibili per avvalorare la sua tesi, ma il Tribunale di grande livello ha deciso per l'insussistenza del fatto». Il processo è aperto dal gennaio del 2008. Parte civile del processo sono sono circa 40mila risparmiatori Parmalat, di cui oltre 30mila rappresentati da Carlo Federico Grosso, che difende gli ex obbligazionisti Parmalat del gruppo bancario San Paolo Imi. «Unici responsabili di quella vicenda sono i dirigenti Parmalat», conclude Iannaccone «chi parla di soggezione del Tribunale nei confronti della Procura della Repubblica dice una cosa errata. Questa sentenza, infatti, è la prova della massima autonomia del nostro Tribunale nei confronti della Procura. Noi avvocati milanesi siamo orgogliosi del nostro Tribunale».

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