di Valentina Magri
Nel 2023, le perdite sugli investimenti legati alle criptovalute sono salite da 2,57 a 3,94 miliardi di dollari, con un aumento del 53%, rileva un rapporto del Federal Bureau Investigation (Fbi). Considerato che l’importo complessivo delle perdite da investimenti del 2023 è stato di 4,57 miliardi di dollari, l’86% del totale sono riconducibili alle truffe su criptovalute. Un problema che non affligge solo gli Stati Uniti, ma anche altri paesi del mondo, Italia compresa. Peccato che nel nostro paese la tutela legale su questo fronte sia alquanto limitata.
I limiti della tutela italiana dalle truffe su criptovalute
«In Italia molte procure non sono attrezzate con strumenti per combattere crimini finanziari spesso commessi a estero, ma le cui vittime sono investitori o società italiane. Inoltre, le regole di notifica degli atti all’estero sono molto arcaiche; ciò ritarda l’instaurazione di un potenziale contenzioso, in un mondo come quello della finanza digitale dove la velocità è tutto», illustra Gabriele Giambrone, (in foto soprs), socio fondatore dello studio Giambrone e partner responsabile del dipartimento di contenzioso e arbitrato internazionale.
Il Codice di procedura civile non prevede la blockchain come forma di notifica, ma è difficile inviare raccomandate A/R in giurisdizioni offshore, così come dimostrare di averlo effettuato. Inoltre, in Italia non abbiamo la notifica di sequestro contro persone ignote. Le Corti inglesi permettono invece la notifica con metodi alternativi e l’azione contro ignoti. Ciò spiega perché le richieste di archiviazione in Italia sono la norma e i truffati non recuperano nulla, salvo in via stragiudiziale. Giambrone chiosa: «I costi e la lentezza del sistema italiano, oltre all’esito aleatorio della causa, scoraggiano gli italiani dall’avviarne una. Anche perché la maggior parte dei clienti ha perso somme inferiori ai 100 mila euro», commenta Giambrone. Sarebbe a suo avviso auspicabile che anche i giudici civili avessero strumenti più semplici in ipotesi di sequestri conservativi ante causam, ossia prima del contenzioso civile. Il cliente sarebbe peraltro più propenso ad attendere tempi della causa se il giudice bloccasse i fondi prima della sentenza con un sequestro preventivo.
La tutela dalle truffe su criptovalute offerta in Gran Bretagna
La situazione attuale è che il professionista si sta sostituendo a un vuoto legislativo tutto italiano, promuovendo cause in giurisdizioni estere dove vigono la Common law e il diritto vivente, più al passo con i tempi e le esigenze dei cittadini. È proprio ciò che ha ottenuto dallo studio Giambrone nel caso D’Aloia, investitore italiano residente a Londra e ceo di una multinazionale, che ha perso oltre 1,5 milioni di sterline e il cui caso ha creato un precedente giurisprudenziale.
Il giudice dell’Alta Corte di Inghilterra e Galles, sita a Londra, ha convenuto con Giambrone che le criptovalute sono asset intangibili finanziari, ponendo così i presupposti per un sequestro preventivo. Attualmente il barrister sta argomentando la responsabilità degli exchange di criptovalute Binance, Okx e Huobi per la fiducia del cliente tradita e le violazioni della normativa antiriciclaggio e Kyc (Know your client), mutuate dal mondo bancario. «Il giudice britannico sarà chiamato a decidere se gli exchange possono essere trattati alla stregua di istituti di credito. In tal caso si apriranno nuovi casi e possibili modifiche legislative. Ora il contenzioso è nella fase di merito, con scambio documentale e liste testimoniali. L’udienza decisiva è attesa per giugno», evidenzia il professionista.
I consigli di Giambrone per evitare truffe finanziarie
Nel frattempo, per evitare di cadere vittime di truffe finanziarie il professionista consiglia di effettuare una due diligente estensiva sul tipo di investimento e chi lo propone. «Non esistono scorciatoie per fare soldi facili. Se sembra troppo facile e conveniente, è probabile che sia una truffa. È importante anche rivolgersi a consulenti prima di investimenti finanziari: avvocati specializzati in criptovalute e diritto finanziario e consulenti finanziari esperti», suggerisce il professionista.
Agli imprenditori caduti vittime di truffe su criptovalute, Giambrone consiglia di agire subito, perché più il tempo passa, più è difficile recuperare le somme. «Occorre denunciare subito alla Procura della repubblica, anche se questo difficilmente porta risultati, ma è utile onde evitare coinvolgimento in indagini di riciclaggio, autoriciclaggio o evasione fiscale legati a trasferimenti di denaro a estero e dimostrare che si è vittima e non autore di reati finanziari. Inoltre, suggerisco di valutare la tutela offerta dall’ordinamento inglese, sebbene sia costosa», conclude il professionista. Proprio per ridurre i costi della causa, lo studio sta lavorando al lancio del primo Glo (Group litigation order), ossia l’equivalente di una class action per investitori, per cui casi simili possono procedere come un’unica causa e una società di litigation funding potrebbe finanziarla.
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