Commento

Dare un significato ai movimenti dei professionisti

Stando ai dati raccolti dal Lateral Monitor di TopLegal, 197 soci hanno cambiato insegna nel 2020 rispetto ai 154 dell'anno precedente (+28%). Aumentano gli spostamenti di soci equity: 59 lo scorso anno rispetto ai 45 del 2019 (+31%)

26-01-2021

Dare un significato ai movimenti dei professionisti

 

di Marco Michael Di Palma

Dopo le difficoltà dell’ultimo anno, non sorprenderà apprendere che il 2020 abbia segnato il più alto numero di passaggi laterali di soci. Stando ai dati raccolti dal Lateral Monitor di TopLegal, Osservatorio che dal 2011 censisce e analizza gli spostamenti dei professionisti, i soci che hanno abbandonato il proprio studio ammontano a 197 rispetto ai 154 dell’anno precedente, un aumento del 28%. Sono aumentati ancora più sensibilmente gli spostamenti di soci equity – 59 rispetto ai 45 del 2019 (+31%) – anche questo un primato. Data la rendicontazione imperfetta degli studi sulle cariche dei propri professionisti, gli effettivi equity in movimento sono stati in tutta probabilità ancora maggiori.

Non sono però le cifre l’aspetto più interessante né più indicativo per capire le scelte compiute durante un anno assai difficile. Lo stesso discorso vale per quei pochi lateral eccellenti che hanno monopolizzato l’attenzione della stampa specialistica ma che, presi da soli, non illuminano i cambiamenti in atto. Abbiamo sostenuto sin dall’inizio della pandemia lo scorso marzo che la crisi in arrivo sarebbe servita da acceleratore per le pressioni competitive preesistenti. Gli effetti di queste pressioni iniziano a manifestarsi ma rischiano di passare in sordina senza una giusta chiave di lettura.

Il primo tema da cui partire riguarda la stretta ai soci equity improduttivi. Esaminando i lateral, salta agli occhi il tasso di passaggi laterali che si concretizzano con la de-equitizzazione. Oltre un terzo dei soci equity uscenti (37%), pur di restare sul mercato, è approdato nel nuovo studio con uno stipendio fisso. La grande maggioranza di queste de-equitizzazioni riguardano professionisti provenienti da insegne medio piccole sbarcati in insegne medio grandi. A determinare solo in parte il dimensionamento, sono state le ragioni necessitate dalle operazioni di fusioni.

Il prezzo di un'integrazione finanziaria sostenibile tra due o più studi è solitamente lo sfoltimento dei soci equity. Le stesse operazioni di integrazione, in aumentato durante il 2020, forniscono la spiegazione di un altro fenomeno che, a prima vista, sembrerebbe controintuitivo per i tempi che corrono. Nonostante la crisi, molti studi grandi e medio grandi hanno chiuso l’anno con un netto positivo abbondante di soci a stipendio fisso. Rimane da capire se i benefici del consolidamento saranno in grado di ammortizzare i costi superiori dovuti all’allargamento dei soci non equity.

Al passaggio degli equity verso il basso, si affianca il movimento in senso opposto che ha ristabilito un equilibrio del numero di equity. Nei passaggi in cui l’approdo ha comportato una promozione, emerge una nuova partita per il talento che si sta giocando fra gli studi sul medio termine.

Con l’acuirsi della crisi economica, soprattutto a partire dal mese di settembre, sono moltiplicati gli abbandoni di senior associate e counsel, soprattutto dalle insegne più strutturate. In questa fascia di professionisti, il 2020 ha fatto registrare 81 spostamenti. Una parte di queste uscite è avvenuta per motivo delle integrazioni e il trasferimento di intere squadre unitesi al socio in partenza. La grande maggioranza delle fughe – complessivamente 61 – sono nate invece dalla scelta autonoma finalizzata a migliorare le condizioni economiche.

Tra questi spostamenti di collaboratori, ha ottenuto la promozione il 59% dei professionisti e l’accesso alla partnership (sia equity che non equity) il 43%. Le migrazioni di senior associate e counsel hanno particolarmente colpito la fascia più alta del mercato; gli studi abbandonati per il 58% dei casi appartenevano al paniere TL25 (le prime 25 insegne per fatturato e compagine). Solo due senior associate hanno scelto di avviare la propria insegna, indice della limitata propensione al rischio imprenditoriale dei professionisti millennial in questa congiuntura.

Nel risolvere l’assenza di prospettive con il cambio di insegna, i super collaboratori hanno dato la riprova del diffuso malcontento all’interno degli studi, fenomeno che ha radici nell’ultima crisi economica. Tra le insegne più colpite di questo inappagamento figurano soprattutto i primari studi full service italiani. All’eccezione dei primi mesi dell’anno pre-Covid e qualche raro colpo clamoroso arrivato successivamente, i principali attori del mercato si sono quasi del tutto ritirati dal mercato dei lateral nel 2020 con le compagini equity rimaste praticamente invariate. Al di sotto del rango di partner, queste realtà hanno visto le proprie risorse trasformarsi in soci equity e non equity dei diretti concorrenti.

La scia di senior associate e counsel fuori la porta dimostra altresì la volontà da parte di alcune associazioni di liberarsi dei principali costi di bilancio per migliorare i margini, i quali, già negli ultimi anni, non hanno tenuto il passo con l’aumento dei ricavi. Questa gestione del capitale umano rischia di portare al risultato già ottenuto durante la precedente crisi quando, dietro l’aumento di fatturato generato dai soci, si nascondeva una maggiore improduttività. Gli studi si espongono a una nuova insostenibilità, a meno che a sostituire le risorse costose non siano capaci imprenditori in grado di mantenere alti i margini. 

 

 


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