Notaio stacanovista. È stato ribattezzato così Paolo De Martinis (in foto), pesantemente sanzionato dal Consiglio Notarile Milanese perché voleva lavorare troppo. Ora il suo caso è al centro di una disputa internazionale che vede coinvolte l’Antitrust, la Consulta e addirittura la Corte europea dei diritti dell’uomo.
Secondo le informazioni raccolte da TopLegal a colloquio con lo stesso notaio, ad assisterlo sono Gian Michele Roberti di Ejc Roberti per gli aspetti antitrust, e Andrea Saccucci, socio fondatore e managing partner di Saccucci, esperto nel contenzioso in materia di diritti umani dinanzi alle giurisdizioni interne e internazionali, e in special modo dinanzi alla Corte europea dei diritti umani.
I problemi sarebbero iniziati quando, col decreto Bersani del 2006 che liberalizzava le tariffe per favorire la concorrenza, De Martinis ha dimezzato le parcelle e attirato ancora più clienti.
Contro di lui, il Consiglio notarile si è mosso una prima volta nel 2011, poi nel 2015 e ancora a fine 2016: l’accusa era quella di evadere un numero di pratiche troppo elevato, incompatibile, secondo il Consiglio, con la lettura dell’atto davanti al cliente. Da questo derivano le azioni disciplinari tra cui la sospensione di circa un anno delle attività dello studio, i reclami alla Corte d’Appello e il ricorso in Cassazione.
De Martinis a TopLegal si è espresso a favore di quella che dovrebbe essere una valutazione qualitativa del lavoro, e non di quantità. Non avrebbe senso, secondo il notaio, condannare chi lavora tanto, se il lavoro viene svolto in modo preciso e puntuale. Il notaio ha inoltre evidenziato quelli che possono essere considerati i limiti del codice deontologico del Consiglio Notarile. Soltanto a partire dal 2006, sottolinea, il potere disciplinare in simili casi è passato anche al Consiglio Notarile.
Ora a decidere sarà la Corte europea.
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