Il decreto legge "del fare", approvato lo scorso sabato dal consiglio dei ministri, riaccende lo scontro tra il Consiglio nazionale forense e l'esecutivo. Seguendo la prassi più volte utilizzata durante il governo Monti, il presidente del Cnf Guido Alpa (in foto) torna a pronunciarsi sull'operato del governo. Ribadendo la contrarietà alla modalità d'intervento con decretazione d’urgenza, Alpa - in una lettera inviata oggi al guardasigilli Annamaria Cancellieri - chiede con forza un confronto sugli interventi in materia di giustizia.
«Delle norme in materia di giustizia - evidenzia la lettera - si è appreso da fonti esterne al dicastero, nonostante la circostanza che solo pochi giorni or sono nel corso degli incontri svoltisi con le rappresentanze istituzionali ed associative dell’avvocatura il ministro stesso aveva comunicato l’intenzione di procedere in materia attraverso la necessaria consultazione di tutti i soggetti che partecipano al funzionamento della macchina processuale».
Il Cnf entra poi nel merito del provvedimento, individuando i punti che sollevano “forti criticità” e riservandosi di portare all’incontro un documento dettagliato con le modifiche necessarie e le ulteriori proposte.
In cima alla lista delle criticità c'è la mediazione obbligatoria, che ha incendiato gli animi dell'avvocatura più volte nel corso dei mesi scorsi. Il presidente Alpa - si legge in nota - esprime “sconcerto” per la reintroduzione dell'obbligatorietà della mediazione. Il decreto, in realtà, rispetto al testo dichiarato illegittimo per vizio di forma lo scorso ottobre, ha introdotto una serie di garanzie a tutela dell'avvocatura. Anzitutto, stabilisce che l’accordo concluso davanti al mediatore - per divenire titolo esecutivo e per l’iscrizione d’ipoteca giudiziale - debba essere non solo omologato dal giudice, ma anche sottoscritto dagli avvocati che assistono le parti. Ma soprattutto, riconosce la qualifica di mediatori di diritto agli avvocati che esercitano la professione. Ma questi aggiustamenti, evidentemente, non sono parsi sufficienti. «L'iscrizione di diritto degli avvocati nel registro dei mediatori non risolve il problema», viene infatti sottolineato nella lettera.
La mediazione non è l'unico oggetto del contendere. Un secondo nodo caldo riguarda il reclutamento di magistrati onorari per le Corti d’appello. «La misura - a detta del Cnf - oltre a non risolvere il problema del sovraccarico in primo grado, non presta sufficiente attenzione ai criteri di selezione, che dovrebbero essere rigorosi per evitare l’infelice esperienza delle sezioni stralcio». Infine, il decreto - evidenza Alpa - non si cura della funzione sussidiaria dell’avvocato rispetto alla possibile devoluzione di funzioni di tipo “paragiurisdizionale”, come la negoziazione assistita e la translatio judicii ai procedimenti arbitrali (il passaggio a determinati condizioni della controversia dal giudice alle camere arbitrali). Tutte proposte per le quali - lamenta Alpa - dal ministero non sarebbe giunta alcuna risposta.
Cnf vs governo