All'inizio di questa settimana il Governo Monti ha estratto la carta della delega fiscale, approvata lunedì dal Consiglio dei Ministri. Tra i cambiamenti previsti, la «previsione dell'obbligo di garantire l'assoluta riservatezza dell'attività conoscitiva e di controllo fino alla completa definizione di un accertamento». L'articolo nove della Delega, invece, punta alla riscrittura delle sanzioni penali in caso di evasione fiscale, reato che ci sarà solo nei casi più gravi. L'elusione, invece, non potrà mai avere rilevanza penale. Inoltre, viene avanzata anche l'ipotesi di introdurre la materia fiscale nella 231. Insomma, un bel po’ di lavoro per i tributaristi.
In riferimento all'elusione, molti parlano di alleggerimento. Leo De Rosa (in foto), partner dello studio Russo De Rosa Bolletta, non è dello stesso avviso. «Più che una mancata stretta – afferma - la definirei una riconduzione dei fenomeni elusivi a un confronto sull’interpretazione delle norme tributarie basato sulla certezza del diritto».
Cosa vuole dire, in termini pratici, questo allentamento sull'elusione e l'allontanamento dei pm dalle imprese?
Si sta cercando di evitare che una sistematica lettura “pro domo Fisco” da parte della giurisprudenza tributaria finisca per paralizzare la libertà di scelte economiche da parte degli imprenditori. La delega fiscale, quindi, non deve essere letta come un incentivo a perseguire vantaggi fiscali indebiti, quanto piuttosto a consentire una affidabile predeterminazione del carico fiscale connesso alle operazioni aziendali.
Come si può non considerare l'elusione un reato penale quando la Cassazione lo ha ribadito più volte?
L’evasione è l’occultamento di un presupposto impositivo omesso o dissimulato; in quest’ottica l’applicazione della sanzione penale è sicuramente giustificabile. Al contrario, l’elusione, poggiandosi spesso su diverse interpretazioni di comportamenti comunque nel perimetro dell’ordinamento, impone una maggiore cautela che l’utilizzo pervasivo della nozione di abuso del diritto rischiava di compromettere. La ratio dell’intervento proposto dalla legge delega mi sembra vada in questa direzione.
Fiscale come materia di 231. I modelli dovranno essere necessariamente riaggiornati? È utile per evitare cosa?
Ad oggi è prematura una valutazione. Certamente un presidio organizzativo adeguato anche sugli adempimenti/rischi fiscali renderà maggiormente agevole l’attività di controllo del Fisco. In questo senso la delega prevede l’introduzione di sistematiche forme di comunicazione e cooperazione tra imprese e amministrazione finanziaria.
Gdf e Agenzia delle entrate non potranno comunicare più i nomi dei presunti furbetti del fisco. È un bene o allontana l'attenzione?
Il fine giustifica i mezzi fino a un certo punto anche nella lotta all’evasione. L’efficacia dell’azione di contrasto e recupero da parte del Fisco passa sicuramente più da un accurato lavoro di intelligence, reso possibile dall’abbondanza di informazioni ormai raggiungibili, che non attraverso la demonizzazione della ricchezza. In altri termini, l’attenzione dell’opinione pubblica sulle distorsioni indotte dall’evasione è certamente positiva, ma creare liste di “proscrizione” rischierebbe di fomentare odio sociale più che sensibilizzare una maggiore diligenza fiscale.
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