La globalizzazione dei servizi legali si governa anche con la deontologia. Per le avvocature di tradizione latina la sfida della competitività si vince con l’etica dell’avvocato, oltre che con la armonizzazione delle regole di diritto sostanziale e con la formazione. Dunque rispetto del segreto professionale, del principio della personalità della prestazione, del valore del rapporto fiduciario tra avvocato e cliente: valori aggiunti che vanno oltre le multinazionali del diritto.
È questo il messaggio lanciato dal Consiglio nazionale forense, dal Conseil National des Barreaux (Cnb) e dal Consejo general de la Abogacia Espanola (Cgae) nel corso della Conferenza dei presidenti delle avvocature del Mediterraneo, conclusasi ieri a Lipari e dedicata al tema: Modernizzare la professione legale.
Proprio al fine di affermare il valore della “difesa dei diritti nel mercato”, piuttosto che di quelli “del mercato”, come ha sottolineato il presidente del Cnf Guido Alpa, le tre avvocature di tradizione latina hanno lavorato a un sodalizio in sede CCbe (la rappresentanza comunitaria degli avvocati) per mettere a punto un codice deontologico comune, stesse regole di comportamento valide per gli iscritti agli albi forensi dei tre Paesi. Con l’obiettivo di rappresentare alla Commissione europea, interprete delle tendenze iperliberiste nel mercato dei servizi professionali, la irrinunciabilità dei principi fondamentali di autonomia e indipendenza dell’avvocato. Il Codice sarà firmato dai tre paesi al più tardi nei primi mesi del 2009.