Fuori gli avvocati dal Parlamento. Secondo la proposta di legge presentata da Italia dei Valori lo scorso primo aprile, sulla base dell'articolo 4-bis alla legge 60 del 15 febbraio 1953, i Parlamentari che svolgono l'esercizio della professione forense devono scegliere tra il seggio e lo studio.
Questo il pesce d'aprile dell'onorevole Antonio Di Pietro (in foto),che a TopLegal dichiara, «ribadisco che la mia proposta parla di incompatibilità», conferma l'ex ministro delle Infrastrutture, «che è uno status che si acquisisce dopo l'elezione, nel momento stesso in cui si diventa legislatore. La proposta si riferisce anche ad altre professioni che possono, in qualche modo fare insorgere un conflitto d'interessi, come commercialisti e architetti».
La norma, se approvata, potrebbe far svuotare Camera e Senato nell'eventualità che i parlamentari-avvocati, posti di fronte all'aut aut, scegliessero la toga. Sono, infatti, 46 gli avvocati al Senato e ben 90 alla Camera. La stessa Italia dei Valori ha 9 avvocati presenti nei seggi (3 al Senato e 6 alla Camera, tra cui lo stesso Di Pietro). Il testo prevede che entro un mese dall'entrata in vigore della legge, il parlamentare debba scegliere tra il seggio e la professione.
«Queste proposte non vogliono colpire nessuno», spiega l'ex magistrato, «ma sono state avanzate perché riteniamo che nel momento in cui si venga eletti parlametari, con un lauto stipendio, si debba svolgere in pieno questa attività senza interferenze o conflitto d'interessi. In materia di Giustizia abbiamo avanzato 21 progetti di legge, tra cui il dimezzamento del numero di parlamentari, per un migliore funzionamento della Giustizia, cosa che non avviene con le "riforme epocali" proposte da Berlusconi, che non vuole che si arrivi ad un processo giusto, che invece noi chiediamo».
Entrando nel merito della proposta, Di Pietro precisa: «Parlando in particolare di avvocati si può incorrere nel conflitto d'interessi, magari dovendo legiferare in materie in cui il parlametare è direttamente coinvolto come legale».
Il riferimento al deputato Niccolò Ghedini, noto avvocato e difensore del premier Silvio Berlusconi, salta subito all'occhio. Ma tra gli avvocati-parlamentari, che esercitano la professioni ci sono anche: Giulia Bongiorno (Fli), Dario Franceschini (Pd) e Piero Longo (Pdl), che con Ghedini si occupa della difesa del cavaliere.
Mentre Di Pietro ci tiene a precisare: «Quando ero ministro mi sono sospeso dall'ordine degli avvocati, adesso sono riscritto, ma non esercito. Chiediamo una norma che, in pratica, stabilisca la sospensione dalla professione oltre che per i ministri, come già accade, anche per i parlamentari».
Ma le proposte presentate da Di Pietro interessano anche i magistrati e gli imprenditori, «Ho proposto che i magistrati non possano riprendere la loro attività dopo la fine del mandato da parlamentare», spiega il presidente di Idv, «sempre perseguendo la strada dell'incompatibilità e per evitare conflitti d'interessi, in quanto la pregressa attività di parlamentare potrebbe influenzare il giudizio del magistrato. Inoltre ho proposto che coloro che gestiscono attività o che hanno in concessione attività pubbliche ( per esempio cliniche o tv) o appalti con clienti pubblici in società miste, nel momento in cui vengono eletti devono prendere le distanze dall'attività imprenditoriale, magari tramite Blind trust (è una forma di trust costituita allo scopo di separare completamente un soggetto dal proprio patrimonio, al fine di evitare alcune forme di conflitto di interessi ndr)».