DIBATTITO SULLA CONCILIAZIONE: IL LEGALE CONTINUERÀ A SERVIRE NELLE QUESTIONI PIÙ CONTROVERSE

Interviene Francesca Specchia, socio di Del Bene De Vitis e associati

21-03-2011

Le opportunità di lavoro per gli avvocati non mancheranno, anche se la legge non impone che i cittadini si rivolgano a un legale per usufruire della conciliazione. Ne è convinto Francesca Specchia, partner dello studio Del Bene De Vitis e associati, che illustra (in questo secondo di una serie di interventi) la posizione del suo studio sulla questione.

Che impatto vi attendete dall’entrata in vigore della legge sulla conciliazione obbligatoria?

La novità della riforma risiede nel fatto che il cittadino che vuole ricorrere contro un torto subito non dovrà rivolgersi ad un avvocato ma, almeno rispetto alle materie per le quali la mediazione è obbligatoria, dovrà ricorrere in prima istanza ad un organo di mediazione, chiedendo solo se lo ritiene opportuno l’assistenza di un legale o, in genere, di un consulente. Stando così le cose, dunque, in linea con lo scopo del legislatore, ed in considerazione anche della peculiare importanza occupata dal momento della “trattativa” in tutto quello che è l’ambito del diritto societario, di cui lo studio si occupa in via esclusiva, ci si attende che la legge comporti un taglio dei tempi della giustizia sbloccando quella che è la faraginosa macchina processuale e stringendo tempi di attesa.

Per voi e per i vostri clienti è un’opportunità o un problema?

La riforma rappresenta sicuramente un’opportunità per i clienti dello studio investiti per la maggior parte delle volte da questioni e problematiche in cui la trattativa e non lo scontro, costituisce la modalità di gran lunga più efficace per affrontare, gestire e superare la fase di stallo.

Questo obbligo avrà un impatto anche economico sulla vostra attività?

Stando all’attività dello studio, l’obbligo della conciliazione in sè avrà un impatto neutro sia per la natura delle cause nelle quali, come è ormai prassi da tempo dello stesso studio, il tentativo di conciliazione può essere solo facoltativo, sia perché quand’anche ci si addentra in questioni rientranti nell’ambito della conciliazione obbligatoria quali l’affitto d’azienda, piuttosto che contratti bancari o finanziari, la complessità della controversia è tale da non poter esimere totalmente il consiglio del consulente.

Quindi non avete aderito allo sciopero indetto dall’Oua…
Lo studio non ha aderito allo sciopero indetto dai vertici dell’avvocatura, in quanto nell’entrata in vigore della normativa non ha trovato altro che un suggello di quella che è l’attività dallo stessa svolta da sempre nei confronti del cliente, seppure ora demandandolo ad un organismo abilitato, ossia propendere per l’abbandono degli atteggiamenti di totale e sterile contrapposizione e indirizzare piuttosto ad un modo alternativo di riprendere il dialogo interrotto, così da consentire la comprensione delle reciproche posizioni.


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