Diesel la spunta contro le vendite illegali online: la Corte Federale di New York ha accolto la richiesta di condannare i titolari di 83 siti che praticano il cybersquatting. Riconosciuti danni per due milioni di dollari. Contattato da TopLegal, il general counsel di Otb, Paolo Quaini, ha spiegato che le attività volte all'individuazione di tutte le situazioni potenzialmente a rischio sono state fatte dall’Italia dal team in-house di Diesel diretto da Stefano Iesurum, mentre la law firm americana che li ha assistiti nel contenzioso è Arent Fox Llp, con il partner Anthony Lupo. Non è, invece, stato utilizzato alcuno studio italiano come intermediario, come da prassi del gruppo .
Gli 83 siti, in capo a nove titolari, creavano la falsa impressione di essere autorizzati a vendere capi di Diesel, utilizzando il nome del marchio nel dominio. In questo modo hanno venduto migliaia di prodotti.
La Corte ha ordinato la cessazione di ogni ulteriore commercio illegale, incluso l'impiego del marchio registrato Diesel, nonché il trasferimento a Diesel o la cancellazione dei domini incriminati e la distruzione dei capi contraffatti.
Per proteggere il proprio target di riferimento dagli attacchi dei cybersquatter, Diesel ha creato una task force che opera anche nei mercati offline. «Continueremo a combattere per proteggere il nostro brand», assicura Renzo Rosso.
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