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Direttiva 2024/1203, Napoletano: «Italia a rischio sanzioni Ue»

Il professionista approfondirà il tema all’Environment Forum, che si terrà a Roma il 2 aprile 2025

13-02-2025

Direttiva 2024/1203, Napoletano: «Italia a rischio sanzioni Ue»

 

di Francesca Lai


Entro il 21 maggio 2026 l’Italia e gli altri Stati membri dell'Unione europea dovranno adeguarsi alla direttiva 2024/1203. Un termine che, secondo l’avvocato e professore Enrico Napoletano, socio fondatore dell’omonimo studio, il nostro Paese difficilmente riuscirà a rispettare: al momento, infatti, non risultano avviati i lavori parlamentari per il recepimento della direttiva. Un termine fissato a livello europeo che segna un cambio di rotta per la giustizia ambientale. Il professionista approfondirà il tema all’Environment Forum di TopLegal, che si terrà il 2 aprile 2025 a Roma presso il Senato della Repubblica.


Con la direttiva 2024/1203, la Commissione europea intende stabilire criteri per un diritto penale ambientale uniforme, assicurando che i cittadini possano far valere i loro diritti e che le autorità competenti rispondano in modo efficace a eventuali violazioni. Tuttavia, come evidenziato da Napoletano, l’Italia rischia di non riuscire a rispettare i tempi di recepimento se non apre prossimamente il tavolo di discussione. 


La direttiva 2024/1203 stabilisce un quadro giuridico che – almeno secondo le aspettative –vorrebbe intensificare l’azione preventiva di contrasto alle sempre nuove forme di criminalità ambientale attraverso strumenti che assicurino una maggiore efficienza della risposta punitiva. L’obiettivo è rendere più efficace l’azione legale in caso di danni ambientali e favorire una maggiore responsabilizzazione da parte delle aziende, delle istituzioni e dei cittadini nel preservare l’ambiente. Tuttavia, l’Italia, come sottolineato da Napoletano, non è ancora pronta a rispondere efficacemente a queste sfide.


«Troppi sono i processi penali che si incardinano per reati associativi per traffico illecito di rifiuti mascherati come materie prime secondarie (Mps) che si concludono poi con assoluzioni piene solo perché la classe inquirente osteggia il pieno recepimento (e conoscenza) delle norme comunitarie della circular economy», afferma Napoletano. Il nostro Paese è infatti indietro rispetto ad altri Stati membri dell’Unione europea, dove l’implementazione della direttiva ha già preso piede perché ben inserita in un diverso tessuto culturale privo di pregiudizio verso chi pratica l’economia circolare. 

 

L’articolo è tratto dalla TopLegal Digital di febbraio 2025 – n. 3. Registrati / accedi al tuo profilo per sfogliarla gratuitamente


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